mercoledì 4 luglio 2012

Riflessione serali...





“Non avrei mai dovuto iniziare a scrivere…
Si è trattato di un momento di smarrimento, di debolezza. Io sono una donna forte. Almeno così tutti mi conoscono. Mai un cedimento, mai niente. Invece ho ceduto e adesso sento che non posso tornare indietro. È un po’ come un rubinetto che ho aperto: l’acqua scorre e non la posso più fermare”.

Susanna Tamaro, Per voce sola

“Non avrei mai dovuto iniziare a scrivere…
[…]
È un po’ come un rubinetto che ho aperto: l’acqua scorre e non lo posso più fermare”.
Più lo leggo e più sento mio questo pensiero della Tamaro.
Probabilmente, ciò è dovuto al fatto che, dopo tanto tempo, ho reiniziato a scrivere, a buttar fuori le mie emozioni e lasciar scorrere il flusso dei miei sconclusionati pensieri…
Qualche anno fa, lo facevo senza difficoltà. Mi piaceva l’idea di esprimere attraverso “la carta” ciò che non riuscivo ad esplicare attraverso la mia voce.
Era come annullarsi per poi rinascere…ritrovarsi in quella veste che, per timidezza o insicurezza o paura, ero reticente a mostrare agli altri.
Anche se può sembrare una contraddizione…la scrittura mi rendeva libera! Libera di esprimere non soltanto il mio pensiero più profondo ma anche quello più banale, più genuino e forse anche più stupido che potessi avere.
Già! Necessitavo di quello “sfogo”…di quel momento tutto mio per sentirmi parte di qualcosa…
Proprio così! Avevo bisogno di sentirmi viva e la scrittura era l’unico momento in cui sentivo esplodere dentro di me un fuoco…una strana alchimia capace di ridare luce e calore ad un’esistenza fredda…piatta e non sempre facile da affrontare.
La scrittura era un grido di dolore ma era e rappresentava anche la voce di una speranza…la speranza che, attraverso il coraggio di metter su carta, svanissero alcuni fantasmi, venissero demonizzati alcuni eventi e si desse spazio ad un nuovo percorso…ad un nuovo cammino…ad un nuovo fluire…
Già! Un nuovo fluire…
Mi  piace questo verbo!
Forse perché mi dà a pensare ad un perenne movimento…ad uno scorrere senza interruzione…ad una dinamicità del nostro esistere che ci porta a cercare di cogliere il senso delle cose e del mondo che ci circonda.
“Cogliere il senso delle cose e del mondo che ci circonda”, per me, significa “fluire con la vita”. Quest’ultima espressione non vuol essere sinonimo di “indifferenza” nei confronti di ciò che ci accade ma vuol essere l’equivalente di “apprezzamento”, di  riconoscimento della gioia che il momento ci offre e, per quanto ci risulti difficile, anche “accettazione” del dolore, consapevoli che nessuno dei due durerà per sempre. Non è un caso, infatti, che proprio il nostro flusso di pensieri ci induca ad analizzare a fondo il reale e ci porti alla continua ricerca del nostro benessere, perché perenne è la nostra voglia di trovare il giusto equilibrio del nostro esistere.
Già! Un equilibrio…
Un equilibrio che, purtroppo, non sempre è facile raggiungere perché la nostra mente oscilla come un’altalena tra le memorie passate e le aspettative future, escludendo il momento più importante ossia il presente.
Proprio così! È la nostra mente a creare un continuo flusso di pensieri e oscilla tra ricordi, proiezioni, rancori, speranze, delusioni…
Non è un caso che…”aperto il rubinetto…sia difficile arrestare l’acqua che scorre”.
È come se ci si ritrovasse in un mondo parallelo in cui la pace, probabilmente, arriverà solo quando la mente imparerà a tacere, ma soprattutto quando smetterà di cercare di tenere tutto sotto controllo…compresi i flussi di pensiero…


Parma 3 luglio 2012                                                                                      Tina Cancilleri  

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