“Non
avrei mai dovuto iniziare a scrivere…
Si è
trattato di un momento di smarrimento, di debolezza. Io sono una donna forte.
Almeno così tutti mi conoscono. Mai un cedimento, mai
niente. Invece ho ceduto e adesso sento che non posso tornare indietro. È un
po’ come un rubinetto che ho aperto: l’acqua scorre e non la posso più fermare”.
Susanna Tamaro, Per voce sola
“Non
avrei mai dovuto iniziare a scrivere…
[…]
È un
po’ come un rubinetto che ho aperto: l’acqua scorre e non lo posso più
fermare”.
Più lo
leggo e più sento mio questo pensiero della Tamaro.
Probabilmente,
ciò è dovuto al fatto che, dopo tanto tempo, ho reiniziato a scrivere, a buttar
fuori le mie emozioni e lasciar scorrere il flusso dei miei sconclusionati
pensieri…
Qualche
anno fa, lo facevo senza difficoltà. Mi piaceva l’idea di esprimere attraverso
“la carta” ciò che non riuscivo ad esplicare attraverso la mia voce.
Era
come annullarsi per poi rinascere…ritrovarsi in quella veste che, per timidezza
o insicurezza o paura, ero reticente a mostrare agli altri.
Anche
se può sembrare una contraddizione…la scrittura mi rendeva libera! Libera di
esprimere non soltanto il mio pensiero più profondo ma anche quello più banale,
più genuino e forse anche più stupido che potessi avere.
Già!
Necessitavo di quello “sfogo”…di quel momento tutto mio per sentirmi parte di
qualcosa…
Proprio
così! Avevo bisogno di sentirmi viva e la scrittura era l’unico momento in cui
sentivo esplodere dentro di me un fuoco…una strana alchimia capace di ridare
luce e calore ad un’esistenza fredda…piatta e non sempre facile da affrontare.
La
scrittura era un grido di dolore ma era e rappresentava anche la voce di una
speranza…la speranza che, attraverso il coraggio di metter su carta, svanissero
alcuni fantasmi, venissero demonizzati alcuni eventi e si desse spazio ad un
nuovo percorso…ad un nuovo cammino…ad un nuovo fluire…
Già!
Un nuovo fluire…
Mi piace questo verbo!
Forse
perché mi dà a pensare ad un perenne movimento…ad uno scorrere senza
interruzione…ad una dinamicità del nostro esistere che ci porta a cercare di
cogliere il senso delle cose e del mondo che ci circonda.
“Cogliere
il senso delle cose e del mondo che ci circonda”, per me, significa “fluire con
la vita”. Quest’ultima espressione non vuol essere sinonimo di “indifferenza”
nei confronti di ciò che ci accade ma vuol essere l’equivalente di
“apprezzamento”, di riconoscimento della
gioia che il momento ci offre e, per quanto ci risulti difficile, anche
“accettazione” del dolore, consapevoli che nessuno dei due durerà per sempre.
Non è un caso, infatti, che proprio il nostro flusso di pensieri ci induca ad
analizzare a fondo il reale e ci porti alla continua ricerca del nostro
benessere, perché perenne è la nostra voglia di trovare il giusto equilibrio
del nostro esistere.
Già!
Un equilibrio…
Un
equilibrio che, purtroppo, non sempre è facile raggiungere perché la nostra
mente oscilla come un’altalena tra le memorie passate e le aspettative future,
escludendo il momento più importante ossia il presente.
Proprio
così! È la nostra mente a creare un continuo flusso di pensieri e oscilla tra
ricordi, proiezioni, rancori, speranze, delusioni…
Non è
un caso che…”aperto il rubinetto…sia difficile arrestare l’acqua che scorre”.
È come
se ci si ritrovasse in un mondo parallelo in cui la pace, probabilmente,
arriverà solo quando la mente imparerà a tacere, ma soprattutto quando smetterà
di cercare di tenere tutto sotto controllo…compresi i flussi di pensiero…
Parma 3 luglio 2012 Tina
Cancilleri
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