mercoledì 29 agosto 2012

Recensione di...


Lucia Guida
Succo di melagrana
Storie e racconti di vita al femminile

Edizione: Nulla die
Collana: Lego narrativa
Data pubblicazione: 2012
Pagine: 68
Prezzo: 9,90

Succo di melagrana…semi di melagrana…albero di melograno…
Già! Albero di melograno…
Ed è su questa pianta…sulla simbologia di quest’albero che voglio soffermarmi per dare inizio al flusso dei miei pensieri su questa magnifica raccolta di sei racconti brevi tutti al femminile.
Del resto, è il titolo del libro stesso che ci induce a pensare che esso sia dedicato alle donne, al loro universo, al loro modo di rapportarsi alla vita.
Che esso, poi, inviti il sesso maschile a leggere tra le righe ed a scoprirne le varie chiavi di lettura, è un’altra storia.
O forse non lo è! Forse universo femminile e mondo maschile si incontrano…si osservano e si raccontano…
Già! Perché raccontarsi…osservarsi…incontrarsi significa produrre…creare…concepire…generare…
Già! Generare…
Ed è quest’ultimo verbo che mi riporta nuovamente a meditare sulla simbologia di quest’albero che racchiude in sé il maggior numero di significati, differenti a seconda della cultura, ma tutti con accezione positiva.
Il significato che viene più spesso associato al melograno, infatti, è quello della fertilità, sia per il numero di semi in esso contenuti che per la capacità della pianta di crescere anche su terreni aridi e poco adatti alla coltivazione.
Ed è da quest’ultima affermazione che voglio partire per mettere in rilievo come l’anima, il fulcro, il perno di questa splendida raccolta sia propria l’essenza insita del melograno.
Non è un caso che, attraverso questi sei racconti brevi, l’autrice, con animo sensibile ed attento, ci conduca nei meandri dell’universo femminile e ci inviti a riflettere su ciò che rappresenta la donna, ossia un mondo tutto da scoprire e all’interno del quale essa sia espressione non soltanto di fertilità, abbondanza, prolificità ma anche e soprattutto espressione di esuberanza, vitalità, energia, entusiasmo e vigore anche nei momenti in cui il suo esistere sembra minacciato da un mondo ostile e da una società che non sempre è capace di comprendere le dinamiche che portano quest’essere, ritenuto fragile, a dover affermare con forza la sua identità, il suo Io. Un’identità che, nel testo, viene descritta dall’autrice con vividezza, con acume, con intelligenza…un’intelligenza che non è unicamente sociale ma anche emotiva…
Emotiva perché attraverso questi sei racconti l’autrice ci apre sei finestre sul mondo che passano “dal bianco e nero dei lontani anni del pre e post guerra, sino a giungere alle forti tinte colorate dei giorni nostri”.
Ed è da queste sei storie di vita che emergono sentimenti, stati d’animo, sensazioni, emozioni che sono alla base del nostro esistere…
Un esistere in cui, se si vuole “vivere”, non c’è spazio per la rassegnazione, per l’accettazione passiva degli eventi, per la fragilità psicologica ma solo per la speranza ossia per quell’impulso, quel moto interiore capace di generare…produrre…creare abbondanza, fertilità, prolificità…
Una prolificità che Lucia Guida, con grande maestria, ha saputo rappresentare e descrivere senza perdersi in inutili e superflue digressioni letterarie, dando spazio unicamente a coloro che, di questa prolificità, sono l’emblema: le donne.

                                                                                          Tina Cancilleri   

lunedì 27 agosto 2012

Recensione di...


Gabriele D’Annunzio
Il fuoco

Editore: Mondadori
Collana: Oscar tutte le opere di G. D’annunzio
Data Pubblicazione: 1995
Isbn: 8804413344


Difficile parlare di D’Annunzio in poche righe. Troppo complesso il personaggio, il poeta, l’oratore, il nevrotico esaltatore di sé stesso.
Egli, infatti, da un lato incarna una delle figure più affascinanti della storia della nostra letteratura e, dall’altro, rappresenta il vate “contemporaneo” più amato ed odiato.
Ma chi era D’Annunzio? Era realmente un Dorian Gray italiano?
Difficile dare una risposta a queste domande come, altrettanto difficoltoso, è “ricercare” il linguaggio più consono ed adeguato per “presentare” un romanzo in cui forte predomina, divenendone quasi la protagonista, l’arte dello scrivere.
Manierismo, simbolismo, liricismo, classicismo, estetismo, superomismo: sono questi gli elementi che rendono unica l’espressione dannunzianesimo.                                                                                                              
“Il fuoco”, primo e unico dei Romanzi del Melograno, pubblicato nel marzo del 1900, come esprime già il titolo stesso, raffigura ed allude al prepotere distruggitore e creatore e all’indomabilità del fuoco.
Esso, inteso come simbolo della creatività dell’artefice, narra, sullo sfondo di una voluttuosa e decadente Venezia, la storia dell’amore di Stelio Effrena per la Foscarina.
Il romanzo, come hanno notato conclamati critici, è scopertamente autobiografico perché vi è adombrata la storia dell’amore del poeta per l’attrice Eleonora Duse.
La Foscarina-Duse, nell’opera, rappresenta per il “superuomo” Stelio Effrena-D’Annunzio la musa ispiratrice, la carica vitale, la catalizzatrice della sua creatività artistica. La donna, come si evince nella seconda parte del romanzo, se da un lato esalta la sua potenza spirituale e sensuale dall’altro, simboleggia l’amore tra l’artefice e l’artista, tra chi crea l’arte e chi la porta al cuore del pubblico.
Ma estremamente interessante è tutta l’intera prima parte del romanzo: l’epifania del fuoco.
Essa è costituita, per intero, da una serie di immagini volte a celebrare l’arte in ogni sua forma. Viene esaltata dapprima l’arte della parola e la sua potenza evocatrice; la musica e la sua straordinaria suggestione; l’architettura…le arti figurative…
Il tutto, naturalmente, per celebrare una vera e propria “alchimia del verbo”!
Tina Cancilleri

domenica 19 agosto 2012

"Grandezza..."


Quando si diventa grandi, ci si accorge che la vita inizia a consumarci. Non importa cosa sei o cosa fai, succede. L'esperienza, il tempo, gli avvenimenti - tutto cospira contro di noi per sottrarci le nostre energie, per erodere la nostra fiducia verso noi stessi e verso il mondo che ci circonda, per farci mettere in discussione...Succede gradualmente, una sbavatura di cui all'inizio non ci accorgiamo nemmeno, e poi un bel giorno è fatta. Ci svegliamo e ci accorgiamo che non abbiamo più l'entusiasmo di una volta...A quel punto abbiamo davanti a noi due scelte. Possiamo arrenderci a quello che proviamo, e metterci l'animo in pace, oppure possiamo lottare. Possiamo accettare di essere costretti ogni giorno a fare buon viso a cattiva sorte, a ripeterci che non ci importa quello che proviamo, che non ci importa quello che ci può accadere perché prima o poi doveva comunque accadere, che faremo ciò che dobbiamo fare perché altrimenti saremo sconfitti e la vita non avrebbe più alcun senso davvero...Quando riusciremo a fare così...quando riusciremo ad accettare il senso di stanchezza e di incertezza, allora potremo fare qualunque cosa...
 Tina Cancilleri

lunedì 13 agosto 2012

Felicità...


Felicità! Un'emozione e uno stato d'animo dalle mille sfumature... Tutti tendiamo ad essa e ciascuno di noi, a seconda delle propria visione del mondo, le dà un valore diverso...una collocazione differente...Eppure chissà perché è cosi difficile entrare nel suo mondo...essere in empatia con lei...A volte penso che essa ci sfugga semplicemente perché non siamo in grado di coglierne il significato più profondo...più vero e...senza accorgercene...giochiamo come il gatto che si morde la coda...
Tina Cancilleri

domenica 12 agosto 2012

Recensione di...


Elena Stancanelli
Benzina

Editore: Einaudi
Anno: 1998
Dati: 165 pp.
Isbn: 8806147102


Tre voci, tre protagoniste, tre finestre sul mondo: quella di Stella, di Lenni e della madre di Lenni che si alternano e si richiamano vicendevolmente.
Sono questi gli straordinari ingredienti del primo romanzo di Elena Stancanelli: Benzina.
Le tre protagoniste, che si trovino sulla terra o in un non identificato luogo di passaggio tra la terra e il cielo in cui le anime si fermano dopo la morte, come nel caso della madre di Lenni, raccontano dal loro punto di vista la vicenda mettendo in risalto i loro mutamenti di pensiero.
A legare l’intera vicenda vi è una grande storia d’amore saffico.
Eleonora, detta Lenni, e Stella sono due giovani donne che gestiscono un distributore di benzina. Le due ragazze si amano follemente ma sono ostacolate da una società bigotta, incolta ed incapace di accettare un amore che infrange le regole e va oltre gli stereotipi e le convenzioni sociali.
Stella e Lenni si trovano a dover lottare non soltanto contro una società ostile ma anche contro la madre di Lenni che non vuole accettare la “nuova vita” di una figlia destinata ad un marito, alla procreazione e, soprattutto, ad una confortante, convenzionale ed ipocrita vita borghese. La genitrice, infatti, piomba nella stazione di servizio per riportarsi la figlia a casa. Ne scaturisce un furioso litigio tra madre e figlia e Stella, accorsa in difesa dell’amata, presa da un impeto di rabbia, fracassa la testa della donna con una chiave inglese.
Le ragazze, dopo qualche attimo di sgomento, decidono di far sparire il cadavere e da qui, ha inizio la loro grande Odissea. Le due amanti, infatti, vengono accompagnate nel loro tortuoso “viaggio” dal fantasma della madre di Lenni che, da un osservatorio “privilegiato”, assisterà agli eventi che seguiranno alla sua morte terrena. Comprenderà finalmente la figlia e il suo amore per la sua compagna, acquisirà consapevolezza della sua vita di donna frustrata, ingabbiata nelle convenzioni formali del suo ceto sociale e giungerà a prendere le parti della giovane coppia lesbica contro la violenza, l’arroganza, il fascismo di un bullo rimasto a piedi senza carburante…
Il romanzo della Stancanelli racconta una vicenda dura, con scene erotiche, ma con un finale drammatico e fiabesco che si trasforma in una stranissima festa metafisica.
Del resto, si sa, la letteratura si presta bene ad avviare un confronto fra idee divergenti ed offrire una pluralità di modelli nei quali le diversità possono finalmente ritrovarsi.

Tina Cancilleri

mercoledì 8 agosto 2012

Racconti di...infanzie...


Pensieri!
Le notti si susseguivano una dietro l’altra con la stessa sequenza e la medesima intensità. Esse venivano scandite da identici ritmi del tempo che segnavano le scansioni di ogni singola ora di ogni singolo nuovo giorno.
A Rita sembrava di rivivere perennemente la scena di un film già visto migliaia di volte. Oramai ne conosceva a memoria la trama ed era ben consapevole a “che cosa”, ma soprattutto “dove”, quel ricorrente “sogno” l’avrebbe condotta.
Si rivedeva, lei bambina, tra i corridoi di quel immenso edificio, denominato scuola, durante la ricreazione. Rivedeva soprattutto quel uomo, il bidello, che la chiamava per nome e che si avvicinava per donarle l’ennesima caramella e “regalarle” l’ennesima “carezza”. Ogni qualvolta sentiva pronunciare il suo nome lei si fermava bruscamente a metà corridoio, volgeva lo sguardo verso i suoi compagni ormai lontani, avanzava lentamente in direzione dell’uomo e poi si avvicinava timidamente verso di lui. L’uomo la prendeva per mano e l’accompagnava nella “stanza dei giochi”.
A quel punto del “sogno”, Rita si svegliava regolarmente tutta sudata e trafelata. I suoi battiti cardiaci acceleravano improvvisamente, il flusso di ossigeno nel sangue diveniva irregolare ed enormi lacrime cominciavano a rigarle il volto senza che lei avesse la capacità di farle cessare.
Nell’ultimo periodo, Francesco più volte aveva assistito incredulo ed allibito allo “sfogo” della sua amata Rita. Aveva cercato invano di “svegliarla” da quel sonno ipnotico insano che la portava a ripercorrere, come in un labirinto senza uscita, i meandri più nascosti della sua memoria di bambina dall’infanzia violata.
Più passava il tempo e più Francesco si rendeva conto che, nonostante l’apparente serenità mostrata durante l’arco della giornata, la sua carissima e amatissima amica si portava dietro, come un pesante fardello, i segni di quell’indescrivibile “esperienza”.
Quando affrontavano l’argomento, Rita concludeva sempre dicendo: «La violenza, qualsiasi tipo di violenza, è come un tatuaggio disegnato e scolpito sulla tua pelle! Ti rimane impresso per tutta la vita! Puoi usare milioni di metodi diversi per cancellarlo, ti rimarrà sempre una cicatrice che, nonostante tutti affermino sia guarita, sarà sempre una ferita aperta e mai completamente chiusa!».

Tina Cancilleri

lunedì 6 agosto 2012

Recensione di...


Cristina Lattaro
La saggezza dei posteri

Editore: Nulla die
Collana: Nd Fantastica
Pagine: 418
Prezzo: 23,50
Isbn: 978-88-97364-16-0

Claudio Zeppe…famiglia Zeppe…rabdomanzia…acqua…”l’uomo del pozzo”…
…”L’uomo del pozzo”…acqua…Claudio Zeppe…
…Passato…Presente…
Dove si ferma il passato e…soprattutto…dove e quando inizia il presente? Ed il futuro?
…Il futuro…la progenie della famiglia Zeppe…
Saranno loro il collante…il ponte tra presente, passato e futuro? O sarà semplicemente l’acqua?
L’acqua…
Quell’elemento dall’indiscusso significato sacrale che, nella maggior parte delle religioni, rimanda ad un processo di purificazione ma che, nello stesso tempo, rappresenta una forza distruttrice (basti l’esempio del diluvio universale).
E Claudio Zeppe, che rapporti ha con l’acqua?
Lui, come i suoi antenati, ha una particolare abilità nel trovarla, ma non è un rabdomante…
Eppure…eppure la rabdomanzia…”l’uomo del pozzo”…l’acqua…hanno scandito…influenzato e contrassegnato la sua vita passata e continuano a far parte della sua vita presente!
Con questi elementi c’è un legame atavico…indissolubile…che risale alla sua infanzia e…da lì…come si evince dalle lettura del romanzo…si snodano tutti i suoi ricordi di bambino…di adolescente e che…tra l’altro… condizioneranno anche le sue scelte di uomo adulto.
In Claudio Zeppe, l’acqua, ossia l’elemento che costituisce il simbolo della vita…a tratti…diviene simbolo di purezza e rinascita da un lato ma…simbolo di morte e distruzione dall’altro.
Ed è da questa duplicità di fondo…da questa ambivalenza…da questa “dicotomia” che parte il romanzo per dare spazio ad un susseguirsi di emozioni e suggestioni che portano il lettore a scontrarsi con un “mondo” fatto di realtà…concretezza…”verità oggettive” ma, nello stesso tempo, con un “universo” fatto di “religiosità”…di miti…di conflitti…di scontri che mettono a nudo la doppia natura dell’uomo…le sue ambivalenze…
Già! In questo romanzo non mancano i riferimenti (anche biblici) su quella che è la lotta tra il bene e il male…tra “entità cristiane” ed “entità pagane”…tra conflitti interiori che mettono a dura prova la nostra fede e…il nostro modo di rapportarci alla divinità e…la realtà…la “nostra” realtà…
Già! In questo splendido romanzo, dove non manca nemmeno una buona dose di componente psicologica, bene e male si scontrano…si confrontano…si scrutano vicendevolmente e…
…e chissà?
…Chissà se arriveranno le risposte alle nostre domande o…come ci viene indicato dal titolo del romanzo…dovremo aspettare la saggezza dei posteri.

Tina Cancilleri

domenica 5 agosto 2012

A proposito di...mafia!!!

 
Battaglie…
In una terra come la Sicilia, terra di mafia, le battaglie, anche se silenziose, sono quotidiane.
Non c’è angolo…non c’è territorio…non c’è luogo in cui non si sia radicato il “sistema mafioso”. Già! La Sicilia, terra di sole e di mare, è intrisa di mafia.
Quando affermo che “la Sicilia è intrisa di mafia” non intendo solo la mafia che spara…che uccide…che collude…ma intendo anche (e soprattutto) quella più sottile…più nascosta…più velata che fa parte della nostra quotidianità perché, in maniera più o meno consapevole, fa parte della nostra forma mentis…del nostro modus vivendi…del nostro modo di rapportarci con la nostra terra e la nostra sicilianità.
Non è mafioso solo colui che impugna una pistola e uccide ma lo è anche colui che è testimone di quell’atto e non denuncia per paura…comodità…indifferenza…
Non è mafioso solo colui che minaccia e usa la violenza per ottenere ciò che vuole ma lo è anche colui che, questo modo di agire, lo accetta passivamente…
Non è mafioso solo colui che usa il proprio “bagaglio di voti” per ottenere favori e concessioni ma lo è anche colui che li usa per ottenere potere politico e “consenso sociale”…
Non è mafioso solo colui che, senza timore e apertamente, mostra la sua appartenenza ad un “sistema” ma lo è anche chi, consapevolmente, fa finta di non vedere e non sentire e rimane barricato nei suoi silenzi/assensi…
Silenzi/assensi…
Queste due parole sembrano quasi i termini di un contratto…un contratto per la vita…
Perché in Sicilia rompere i silenzi/assensi significa rompere un patto non scritto e…nel momento in cui ciò avviene…si verifica quello che in nessuna società civile dovrebbe accadere: inizia una guerra…
Una guerra in cui scendono in campo due forze impari: il potere criminale del sistema mafioso ed il potere istituzionale di uno Stato debole e spesso colluso.
Già! Colluso! Connivente e colluso!
Ed è proprio questa consapevolezza che rende difficile il coraggio della scelta!
Un coraggio che preannuncia l’inizio di una battaglia di cui si conosce già il decorso: la vittoria di una “malattia” perché troppo costosa è la “cura”.
Già! Difendere i beni comuni, amare la propria terra, servire la propria città, il proprio territorio di appartenenza può portare a sacrificare la vita quando il connubio tra affari e politica si fa troppo stretto e inconfessabile.
E questa è la storia di tante vittime…di tante persone che hanno lottato per un ideale di giustizia ma che hanno perso la loro battaglia semplicemente perché sono stati lasciati soli…indifesi…drammaticamente isolati…
Tina Cancilleri

giovedì 2 agosto 2012

Fotografia...un ponte tra passato e presente...

Chissà perchè...a volte...si riflette su se stessi e non ci si riconosce! Si guardano alcune foto...si fa un tuffo nel passato...poi nel presente e...stranamente...l'immagine riflessa racchiude un mondo ed una dimensione che non vorresti che trasparisse agli altri...Eppure è lì! La guardi...la osservi intensamente...la riguardi...e vorresti che fosse diversa...meno intensa...meno concreta...meno vera...meno reale...Eppure è la tua ed è lì! Tangibile...concreta...reale...vera...Talmente vera da lasciarti senza fiato e senza parole....
 Tina Cancilleri



mercoledì 1 agosto 2012

Giusto per...ridere! Ciak! Si gira! Parte III



La bellezza è come ti senti dentro e si riflette nei tuoi occhi! Ma se non la coltivi e non  ti affidi a mani esperte, presto o tardi la perdi..
(Sofia Loren)




Quando si dice lo "charme"...
Ieri sera, dopo l'ennesima giornata piena tra casotti vari e lavoro, decido di "coccolarmi" ed esco...I miei amici arrivano...salgo in macchina e....si parteeeeeeee! Destinazione? Inaugurazione di un nuovo ristorante che esordisce il suo "ingresso in società" con cuoco newyorkese...Arriviamo...osservo l'ingresso affollattissimo...e...dopo lo sguardo d'intesa con il mio caro amico Giamp. ...mi avvicino...lo prendo per mano e viaaaaa...noi e la folla diveniamo un tutt'uno...Come una "diva" mi avvicino al mio "angolo" preferito ossia zona bar...osservo i vini e...con grande disappunto della sottoscritta...mi accorgo che servono solo vini frizzanti!!! Noooooooo!!!!! Solo bollicine nooooo!!! Preso atto della situazione...decido di fare il "sacrificio" ed inizio con le prime bollicine: prosecco!!! Il giovane cameriere mi osserva...sorride...sorrido e vado...I miei amici iniziano a guardarsi intorno...li seguo...ci avviciniamo al primo buffet e...nooooooo....solo pesce crudo...molluschi e crostacei noooooo...Mi allontano...mi guardo intorno...avvisto tavolo con le mie adorate patatine e vado...Deo gratias...qualcuno ha pensato anche ai chips dipendenti come me! Ritorno dai miei amici e cosa vedo? Un baldo giovane che serve del "sano" Franciacorta e vado!!! Non posso non "sacrificarmi"! Connubio "Franciacorta/baldo giovane" vanno testati! Mi avvicino...il giovincello mi porge il bicchiere e mi sorride!!! Ricambio il sorriso e mi allontano...Mi guardo intorno e...quasi per magia...si materializza davanti a me una giovine cameriera che mi offre dei "sani" stuzzichini da accompagnare col vino...Per gentilezza prendo il primo e...oddioooooo...inizia il "gioco di sguardi"...il balletto dell'andirivieni...delle battutte tipo :"sei tu la mia preferita"..."non chiedermi..."..."non puoi tradirmi così..." e...per completare il tutto...non poteva mancare a fine serata lo sguardo malizioso e carezza poco velata sulla guancia...Oddiooooo!!!!Noooo!!!Voglio un uomooooooo!!! Esco...mi avvicino alla zona fumatori anche se ormai non fumo più e chi mi ritrovo??? L'anziano proprietario della cantina Franciacorta che mi sorride e si avvicina! Sorrido...educatamente ricambio il saluto e lui...continua ad avvicinarsi e mi chiede cosa penso del suo "nettare"...Gentilmente rispondo e lui...estasiato dalle mie parole...non mi lascia più andare...I miei amici osservano e...come sempre...se la ridono...Io li guardo...saluto educatamente il signore e scappo...I miei amici commentano il mio "charme" e continuano a ridere...Rientriamo...la solita cameriera mi osserva da lontano e sorride e...giusto per completare la serata...mi si avvicina un uomo di mezz'età...produttore di parmigiano reggiano che si attacca a me e non mi molla presentandomi tutti i suoi amici imprenditori....Aiutooooooo!!! Finalmente andiamo e...dopo le consuete risate in macchina per la serata trascorsa e sulla mia innata capacità di attirare soprattutto donne...si rientra a casetta!!! Stamattina...esco...solito giro in ospedale e...tanto per cambiare...chi incontro? La "mia" infermiera che mi guarda...mi sorride e dice: "Quando ti potrò incatenare?". La guardo...sbuffo e vado...Penserete è finita! No!!!! Mi avvio verso la sala d'attesa del "mio" reparto...arrivo...mi siedo...pazientemente aspetto...Il medico apre la porta dello studio...mi vede...mi sorride e dice: "Due minuti e arrivo. Aspettami!". Le persone intorno mi osservano ed i loro occhi palesemente dicono: "La solita raccomandata! Noi è una mattinata che aspettiamo e lei...è appena arrivata e già entra...". Io sorrido e timidamente mi alzo per evitare il disagio degli sguardi...Entro...faccio l'esame e riesco in attesa del referto!!! Mi siedo...apro il mio fedele libro che da una settimana mi accompagna e inizio a leggere...Non so perchè ma...dopo un pò...avverto uno strano disagio ed ho come l'impressione che qualcuno mi osservi. Alzo gli occhi e che vedo? Una ragazza che mi guarda insistentemente con gli occhi a cuoricino e sospira...Io abbasso lo sguardo e continuo a leggere...lei si avvicina...cerca di attaccar bottone ma io...impassibile...le faccio comprendere che mi sto urtando e mi alzo...Lei mi segue...sta per parlare ma viene interrotta da una voce in lontananza che le dice: "Ragazzina!!! Molla l'osso!!! Quell'adorabile donna...anche se ancora non mi vuole...è mia!!!". Mi giro e riconosco la "mia" infermiera!!! Vorrei poter dire la mia ma...fortunatamente...tra i due litiganti...il terzo gode...Un uomooooooo!!! Dott....arrivoooooooooo!!!!

Tina Cancilleri