Figli…
Maria Grazia stentava a crederci!
Più passavano le ore e più era
convinta che il suo fosse solo un brutto sogno, un incubo da cui si sarebbe
presto risvegliata!
Non poteva essere suo figlio quel
ragazzo steso su quel freddo e asettico tavolo dell’obitorio.
Di suo marito, si, se lo aspettava!
Sapeva che sarebbe successo, prima o poi, dopo che la “famiglia” lo aveva posato. Non poteva andare diversamente.
Vincenzo aveva sbagliato troppo e troppe volte aveva osato scavalcare,
nonostante i moniti, le regole della “famiglia”.
Lei, da “brava” donna di mafia, aveva
accettato la morte cruenta del marito e si era chiusa in un rigoroso silenzio.
Così bisognava essere! Ciechi, sordi
e muti!
E Maria Grazia, per salvaguardare
l’unico bene prezioso che la vita le avesse donato, aveva accolto senza remore
i “consigli” della famiglia.
Proprio così!
Per amore del figlio Maria Grazia non
aveva rivendicato nulla!
Nessuna vendetta! Nessun regolamento
di conti! Nessuna rivalsa!
Solo rigoroso silenzio!
E in rigoroso silenzio erano passati
i giorni, i mesi e gli anni!
Giovanni era cresciuto e lei,
sbagliando, aveva maturato l’idea che i fantasmi del passato, ormai, erano
soltanto sbiaditi ricordi di sogni lontani!
Purtroppo Maria Grazia aveva fatto
male i conti! Aveva sottovalutato la crudeltà di un destino ingrato che, per
l’ennesima volta, si faceva beffa di lei e della sua vita!
Il fato aveva deciso per lei e,
sebbene si fosse allontanata dall’ambiente malavitoso, quel background
culturale e sociale, era ricomparso nella sua vita come un fulmine a ciel
sereno.
La causa? Suo figlio! Proprio
quell’amato figlio che lei aveva voluto proteggere e preservare dalle dinamiche
mafiose!
Proprio quel figlio che lei aveva
accudito e tutelato da ogni forma di violenza e di coercizione mafiosa!
Ci aveva pensato la sorte a radere
letteralmente al suolo i suoi calcoli!
Giovanni, col trascorrere degli anni
e nonostante la giovane età, aveva deciso di scrollarsi di dosso un’etichetta
che non gli apparteneva e che non sentiva sua: quella di figlio di mafioso!
Lui era diverso dal padre!
Non poteva addossarsi le colpe di
colui che, fondamentalmente, non aveva mai conosciuto!
Non poteva accettare passivamente
l’ingiusto ed ingiurioso giudizio della sua comunità!
Non poteva portarsi dietro un fardello
così umiliante ed infamante che, tra l’altro, non era stato lui a scegliere!
E così erano iniziate le prime
tribolazioni di una madre il cui figlio aveva scelto la strada della giustizia
e della legalità!
A nulla erano valse le preghiere e le
esortazioni a quel figlio testardo e cocciuto che aveva deciso di schierarsi apertamente
contro un’istituzione e una mentalità troppo radicata in Sicilia!
A nulla erano serviti gli appelli al
buon senso e al quieto vivere!
Giovanni aveva deciso e nulla lo avrebbe
distolto dal suo intento!
La sua lotta al Sistema era appena
iniziata e Maria Grazia sapeva che, prima o poi, quella sua folle corsa sarebbe
stata arrestata.
La risposta delle “famiglie” del
territorio non si sarebbe fatta attendere troppo!
E così era stato!
Le sirene spiegate della
polizia…l’ambulanza…la chiamata…e…cosa ancor più tragica per una madre…il
riconoscimento di un figlio steso su un tavolo dell’obitorio.
Maria Grazia stentava a
crederci!
Era suo figlio quel ragazzo a cui
avevano sparato prima al fianco e poi al torace. Infine, per far sì che il
messaggio della “famiglia” fosse forte e chiaro, gli avevano tirato tre colpi
di grazia: due in testa, uno alla bocca. Avevano colpito alla testa,
devastandogli la massa celebrale, per distruggere le sue idee e alla bocca
perché aveva osato esprimerle per difendere i più deboli.
Maria Grazia piangeva lacrime amare!
Aveva perso la sua unica ragione di
vita: il figlio!
Che fare? Restare ciechi, sordi e
muti, come imponevano le regole, o parlare?
Maria Grazia aveva deciso!
Bisognava rompere gli schematismi
precostituiti e parlare!
Tina Cancilleri
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