sabato 14 luglio 2012

Racconti di...




Figli…

Maria Grazia stentava a crederci!
Più passavano le ore e più era convinta che il suo fosse solo un brutto sogno, un incubo da cui si sarebbe presto risvegliata!
Non poteva essere suo figlio quel ragazzo steso su quel freddo e asettico tavolo dell’obitorio.
Di suo marito, si, se lo aspettava! Sapeva che sarebbe successo, prima o poi, dopo che la “famiglia” lo aveva posato. Non poteva andare diversamente. Vincenzo aveva sbagliato troppo e troppe volte aveva osato scavalcare, nonostante i moniti, le regole della “famiglia”.
Lei, da “brava” donna di mafia, aveva accettato la morte cruenta del marito e si era chiusa in un rigoroso silenzio.
Così bisognava essere! Ciechi, sordi e muti!
E Maria Grazia, per salvaguardare l’unico bene prezioso che la vita le avesse donato, aveva accolto senza remore i “consigli” della famiglia.
Proprio così!
Per amore del figlio Maria Grazia non aveva rivendicato nulla!
Nessuna vendetta! Nessun regolamento di conti! Nessuna rivalsa!
Solo rigoroso silenzio!
E in rigoroso silenzio erano passati i giorni, i mesi e gli anni!
Giovanni era cresciuto e lei, sbagliando, aveva maturato l’idea che i fantasmi del passato, ormai, erano soltanto sbiaditi ricordi di sogni lontani!
Purtroppo Maria Grazia aveva fatto male i conti! Aveva sottovalutato la crudeltà di un destino ingrato che, per l’ennesima volta, si faceva beffa di lei e della sua vita!
Il fato aveva deciso per lei e, sebbene si fosse allontanata dall’ambiente malavitoso, quel background culturale e sociale, era ricomparso nella sua vita come un fulmine a ciel sereno.
La causa? Suo figlio! Proprio quell’amato figlio che lei aveva voluto proteggere e preservare dalle dinamiche mafiose!
Proprio quel figlio che lei aveva accudito e tutelato da ogni forma di violenza e di coercizione mafiosa!
Ci aveva pensato la sorte a radere letteralmente al suolo i suoi calcoli!
Giovanni, col trascorrere degli anni e nonostante la giovane età, aveva deciso di scrollarsi di dosso un’etichetta che non gli apparteneva e che non sentiva sua: quella di figlio di mafioso!
Lui era diverso dal padre!
Non poteva addossarsi le colpe di colui che, fondamentalmente, non aveva mai conosciuto!
Non poteva accettare passivamente l’ingiusto ed ingiurioso giudizio della sua comunità!
Non poteva portarsi dietro un fardello così umiliante ed infamante che, tra l’altro, non era stato lui a scegliere!
E così erano iniziate le prime tribolazioni di una madre il cui figlio aveva scelto la strada della giustizia e della legalità!
A nulla erano valse le preghiere e le esortazioni a quel figlio testardo e cocciuto che aveva deciso di schierarsi apertamente contro un’istituzione e una mentalità troppo radicata in Sicilia!
A nulla erano serviti gli appelli al buon senso e al quieto vivere!
Giovanni aveva deciso e nulla lo avrebbe distolto dal suo intento!
La sua lotta al Sistema era appena iniziata e Maria Grazia sapeva che, prima o poi, quella sua folle corsa sarebbe stata arrestata.
La risposta delle “famiglie” del territorio non si sarebbe fatta attendere troppo!
E così era stato!
Le sirene spiegate della polizia…l’ambulanza…la chiamata…e…cosa ancor più tragica per una madre…il riconoscimento di un figlio steso su un tavolo dell’obitorio.
Maria Grazia stentava a crederci! 
Era suo figlio quel ragazzo a cui avevano sparato prima al fianco e poi al torace. Infine, per far sì che il messaggio della “famiglia” fosse forte e chiaro, gli avevano tirato tre colpi di grazia: due in testa, uno alla bocca. Avevano colpito alla testa, devastandogli la massa celebrale, per distruggere le sue idee e alla bocca perché aveva osato esprimerle per difendere i più deboli.
Maria Grazia piangeva lacrime amare!
Aveva perso la sua unica ragione di vita: il figlio!
Che fare? Restare ciechi, sordi e muti, come imponevano le regole, o parlare?
Maria Grazia aveva deciso!
Bisognava rompere gli schematismi precostituiti e parlare!

Tina Cancilleri

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