“Il rapporto con la
sofferenza è bizzarro, sai!
Finché è poca ci si
ribella sempre, si pensa che se è accaduta una cosa terribile, non ne possano
accadere altre…Perché? Perché non è giusto. C’è dentro, insomma, come un senso
di intoccabile equità. Si crede che la vita sia una festa e la sofferenza delle
fette di torta. Ne tocca una a ognuno, non di più.
Invece poi…”
Susanna Tamaro, Per voce sola
Invece
poi…la realtà è totalmente diversa e…più passa il tempo e più ci si rapporta in
maniera differente di fronte alla sofferenza…al dolore…alla malattia…a tutte
quelle forme di inquietudini che assillano il nostro esistere.
Forse
perché man mano che si cresce ci si accorge che…quando si parla di dolore…di
sofferenza…di inquietudini…non si può parlare di equità…di giustizia…di
equilibrio…
Purtroppo,
non si può prevedere il corso degli eventi. A noi è dato semplicemente
“accoglierli” e cercare di viverli nel migliore dei modi possibili.
Ciò
non significa accettare passivamente il dolore…la sofferenza…la malattia…
Ma,
del resto, come si potrebbe accettare una vita in cui esistono soltanto le
tinte scure e, ogni tanto, le sfumature bige?
No,
non si può!
Come
non si può vivere solo di rabbia…di frustrazione…di sconforto…di smarrimento…di
prostrazione perché la vita non va per come vorremmo…
Eppure,
a volte, basterebbe veramente poco!
Basterebbe
avere il tempo necessario per assorbire il “disagio” e razionalizzare il
“lutto”.
Già!
Il lutto…perché di questo si tratta. La sofferenza…il dolore…la malattia…non
implicano solo disagio…sconforto…rabbia…ribellione ma includono in sé anche
concetti quali “morte” e “rinascita” ma…prima di giungere ad essi…ci si ritrova
a dover affrontare un percorso…un cammino lungo e faticoso.
Già!
“Il rapporto con la sofferenza è bizzarro”, come bizzarro è il nostro esistere
perché non esiste gioia senza dolore…non esiste morte senza rinascita…non
esiste guarigione senza malattia…non esiste equità senza giustizia…
Ma…esistono
sempre i ma…esistono anche quelle vite in cui il senso di equità e giustizia
non c’è mai stato e pertanto continuano a vivere nella speranza che, anche per
loro, prima o poi, arrivi il giusto, ossia “una sola fetta di torta…non di
più”…una sola!
Una
sola fetta di vita capace di mettere a dura prova il nostro rapportarci al
dolore…alla sofferenza…alla “morte interiore” ma che porti in sé anche il senso
della rinascita…del risveglio…del ritornare a vivere…
Tina
Cancilleri
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