Le biblioteche, come i musei e gli
altri istituti culturali, sono finanziate dalla collettività perché da esse si
attendono benefici sociali. In particolare, dalla diffusione della cultura e
dall’accesso alla conoscenza dipendono la formazione dei cittadini e la
partecipazione attiva alla società democratica. Il diritto alla cultura e
all’istruzione sono sanciti a livello internazionale dalla Dichiarazione
universale dei diritti dell’uomo dell’ONU (1948) e a livello nazionale dalla
Costituzione della Repubblica (artt. 3, 9, 21, 34). Perché l’esercizio di
questi diritti sia realmente effettivo sono necessarie tre condizioni: la
presenza capillare di biblioteche su tutto il territorio nazionale, una
frequentazione ampia da parte della popolazione, la capacità dei singoli di
trarre beneficio dalle opportunità messe a disposizione.
In Italia, secondo il Ministero per
i beni e le attività culturali, le biblioteche degli enti locali sono circa
5.000. L’Istat (indagine multiscopo I
cittadini e il tempo libero, 2006) ha certificato che le biblioteche
italiane sono per la maggior parte concentrate nelle regioni settentrionali
(49,6%) e centrali (21,3%), mentre nel meridione si trova soltanto il 29,1% di
esse. A questo squilibrio nella distribuzione corrisponde una frequentazione
fortemente ineguale: soltanto l’11,7% della popolazione con almeno 11 anni
dichiara di andare regolarmente in biblioteca, con oscillazioni dal 28,8%
(Trentino Alto Adige) al 6,2% (Campania). A questa situazione corrispondono
tassi di lettura parimenti squilibrati.
La biblioteca pubblica appartiene
di diritto al sistema del welfare, cioè a quel complesso di servizi, apparati e
prestazioni che concorrono a favorire il pieno godimento delle prerogative e
dei diritti individuali e a migliorare la qualità della vita e il livello di
coesione della comunità. Nel caso specifico, introducono al godimento dei beni
dl sapere e della cultura.
Secondo la teoria economica una
biblioteca può essere considerata “bene meritorio”, ovvero un bene a cui la
collettività nel suo complesso attribuisce un particolare valore sociale perché
suscettibile di contribuire al progresso morale e al miglioramento delle
condizioni di vita delle persone, anche se di questa utilità non tutti gli
individui possono essere pienamente consci.
Una caratteristica dei beni
meritori è quella di creare beneficio sociale anche per le persone che non ne
fruiscono direttamente; un’altra peculiarità riguarda la desiderabilità del
consumo altrui. Per questo essi possono essere concessi a titolo gratuito agli
aventi diritto.
La gratuità dell’accesso ai servizi
bibliotecari è prevista espressamente dal Manifesto
Unesco per la biblioteca pubblica (“In linea di principio, l’uso della
biblioteca pubblica deve essere gratuito”). Tale principio è stato introdotto
anche nella normativa italiana dal Codice
dei beni culturali e del paesaggio, che all’art. 103 comma 2 recita:
“L’accesso alle biblioteche e agli archivi pubblici per finalità di lettura,
studio e ricerca è gratuito”.
Per realizzare pienamente le sue
funzioni la biblioteca pubblica deve essere finanziata dalle autorità locali e
disporre di risorse adeguate non solo nel momento in cui viene istituita ma in
maniera continuativa, per garantire e sviluppare servizi che soddisfino le
esigenze della comunità.
Tratto
da:
Parise Stefano, Dieci buoni motivi per andare in biblioteca,
Editrice Bibliografica, Muggiò (MB) 2011, pp. 19-21.
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