domenica 23 agosto 2020

I lividi invisibili della violenza psicologica

 

Ci sono forme di violenza che non sono ben visibili. Sono subdole, viscide e sfuggenti perché sfuggenti sono quelle forme di violenza che non si riescono a vedere ad occhi nudi. Occhi che, purtroppo, non riescono a cogliere la disperazione di chi, giorno dopo giorno, vede sottrarsi la propria vita e non è in grado di riappropriarsene perché intorno a sé ha un vuoto.

Attenzione! Non un vuoto qualunque, ma un vuoto che è stato pianificato silenziosamente e in maniera sottile da chi gli sta accanto.

Attenzione! Non da un uomo qualunque, ma dal suo uomo, da quel uomo che avrebbe dovuto difenderla, proteggerla, amarla. Eppure è proprio quel uomo che, in modo sadico e psicotico, senza botte o occhi neri, esercita una violenza arguta e penetrante, talmente penetrante da non rendere quella donna capace di reagire, di ribellarsi, di opporsi a quella lenta e quasi inesorabile distruzione di se stessa. Un “se stessa” che non riconosce più perché deprivata della sua essenza vitale, della sua volontà di riemergere da quelle macerie interiori in cui è caduta. Macerie che sembrano irremovibili perché insormontabile appare quel baratro in cui stenta ad arrivare la luce, ossia quel bagliore di speranza capace di ridare vigore ad ogni fibra del proprio essere. Un essere che ha bisogno di una piccola spinta, di gesti di conforto, di parole rassicuranti e capaci di ridestare la dignità sopita…

 

©Tina Cancilleri