venerdì 28 febbraio 2014

A proposito di...carta e penna!

Carta…penna…scrittura…inchiostro…
C’è sempre un motivo per cui questi “elementi” fanno parte di noi.
Essi rappresentano una sorta di richiamo a cui non sempre riusciamo a dare una motivazione e non sempre sappiamo quale direzione prenderà la nostra penna…
Sicuramente ci porterà a mettere su carta una storia, una storia che, grazie all’atto della scrittura e all’inchiostro, prenderà forma e racconterà di una “figura” umana, delle sue contraddizioni interiori, dei suoi impulsi e delle sue inibizioni.
E saranno quei moti interiori, quegli stati d’animo a far emergere quel “magma incandescente” che è il nostro Io, la nostra Identità, il nostro Essere.
Ed è un continuo lavorio, un perenne creare per far venir fuori quella parte di noi che non conosciamo e che ci chiede di essere portata alla luce.
Ed è come se mettessimo a nudo noi stessi e ci esponessimo al pubblico giudizio senza alcuna forma di difesa, senza alcuna resistenza, senza nessuna remora perché si ha solo voglia di esprimere la propria “isola”, il proprio Io, il proprio essere se stessi.


                                                                                                                           Tina Cancilleri

mercoledì 26 febbraio 2014

A proposito di...lettori!

«Il lettore, facendo sua una storia, “protegge” un libro».
Roberto Saviano

Che cosa significa “proteggere” un libro?
Proteggere un libro significa farlo suo e coglierne il significato più profondo, più intimo, più nascosto.
Tutto dipende dall’«interlocutore», da chi legge, da chi dà significato alle parole e le interpreta.
Sembra semplice. Eppure non lo è.
Non è facile trovare un interlocutore capace di entrare in sintonia con chi scrive. Le parole non sempre sono “vissute” nella medesima dimensione e con la medesima intensità di chi le ha scritte.
Fare propria una storia significa riempirla di significato, colmare le ipotetiche distanze e di avvicinare il lettore all’autore.
È come se si venisse a creare una sorta di “alchimia del verbo” in cui le “due parti” si fondano e trovano uno spazio comune: lo spazio del pensiero, del “comun sentire”. Un sentire che parte da una riflessione intima perché intima è la scintilla che lo ha generato, lo ha portato a riflettere sull’essenza del vivere e sulla modalità che lo ha generato.

Generare una storia significa “portare alla luce” un pensiero…uno stato d’animo…un’emozione, ma ciò non significa che necessariamente questa storia verrà condivisa.
La condivisione è un processo lento perché implica l’assimilazione di un concetto e sentirlo proprio perché vi è affinità non solo d’espressione ma anche di giudizio, di pensiero…
Un pensiero che, dalla carta, passa all’intelletto e, infine, giunge tra le pieghe del nostro cuore per rimanervi impresso, perché non c’è scrittura migliore di quella che, giunta nei meandri del nostro cuore, si ferma per prenderne possesso…


                        Tina Cancilleri

giovedì 20 febbraio 2014

A proposito di...scrittura!!!

Ultimamente mi è capitato spesso di chiedermi che cosa ha rappresentato e cosa rappresenta per me la scrittura.
Non sono uno scrittore, un narratore, un saggista, eppure la scrittura è quella parte di me più autentica, più viva, più vera.
Solo quando scrivo mi sento veramente me stessa ed è solo quando scrivo che tutto intorno a me si annulla. È come se entrassi in un’altra dimensione e tutto ciò che mi circonda divenisse aria, una folata di vento.
Ciò non significa che cancello la realtà. Semplicemente mi immergo in essa e me la porto dietro perché diviene parte di me, del mio essere, del mio scrivere. Uno scrivere che mi induce a muovere la mano per mettere su carta i miei pensieri, le mie emozioni, i miei sentimenti, i miei stati d’animo più complessi.
È un irrefrenabile impulso a lasciare traccia di me stessa per la paura di passare inosservata perché non si ha nulla da raccontare, da dire.
È un bisogno ancestrale che parte dalle mie viscere per giungere sino a me sotto forma di parola. È la parola, infatti, che esclude il silenzio per dar voce a noi, al nostro essere parte di un mondo.


Un mondo che chiede di non frantumarsi in innumerevoli “mondi possibili” ma di dare loro una mole di alternative, di personaggi, di potenziali esistenze ma, allo stesso tempo, la capacità di non perdersi di fronte ad essi.
L’atto della scrittura è un dare una direzione ad alcuni tratti del mio carattere, dei miei impulsi, dei miei istinti. Essa è un continuo lavorio che mi porta spontaneamente a cercare il giusto equilibrio tra i miei “molteplici” modi di essere ed il mio essere me stessa.
È quella parte di me che mi induce alla riflessione e che mi spinge ad avere una certa soggezione di fronte a ciò che accade veramente non soltanto dentro di me ma anche all’interno dell’altro, di chi mi sta accanto.
Ed è questa sorta di soggezione che mi “invita”, sospinge, verso la scrittura.
È un atto di protesta, di sfida e persino di ribellione contro la tentazione di chiudermi in me, di erigere una barriera quasi impalpabile, amichevole e gentile, ma incredibilmente funzionale, fra me e gli altri, e fra me e me stessa.



            Tina Cancilleri

lunedì 10 febbraio 2014

A proposito di Niscemi...a proposito di Muos!

Niscemi e Vittoria. Aree diventate zone predilette per le scorribande e le guerre sanguinarie della Stidda e degli stiddari nella loro furia scissionista nei confronti di Cosa Nostra e tra loro, per il dominio della fascia che va da Vittoria fino ad Agrigento: e non si tratta di aree dell’entroterra siciliano interessate da pesante arretratezza, come si potrebbe pensare, ma di territori in cui c’è un’agricoltura florida. Da qui arriva la gran parte dell’ortofrutta italiana e qui, a Vittoria, si trova uno dei più grandi mercati ortofrutticoli europei alla produzione.
A Niscemi, per dire, c’è una coltivazione intensiva di carciofo violetto ma ci sono anche coltivazioni serricole di livello industriale e lo stesso avviene a Vittoria. Il Comune di Niscemi, che è stato sciolto più volte per infiltrazioni mafiose, è stato  governato per cinque anni, dal 2007 al 2012, da un’amministrazione di centrosinistra  con a capo Giovanni Di Martino, un avvocato schierato a difesa delle vittime di mafia e da sempre in prima linea contro la criminalità organizzata: per il suo impegno di primo cittadino è stato anche minacciato.
NISCEMI È UN PAESE SIMBOLO, nel male e nel bene. È il paese in cui la frana, ferita aperta nel cuore della terra argillosa indispettita dalla violenza degli uomini, si è mangiata interi quartieri. È IL PAESE IN CUI I MILITARI dell’Alleanza atlantica, le FORZE DEGLI STATI UNITI, HANNO DECISO DI COSTRUIRE IL MUOS (Mobile User Objective Sistem)nel CUORE di una RISERVA, la cosiddetta SUGHERETA: tra le aziende al lavoro per la posa del basamento in cemento vi è stata anche un’impresa sospettata di collusioni con la mafia. Niscemi è un simbolo perché qui qualche anno fa un gruppo di cittadini, per evitare che la mafia incendiasse per l’ennesima volta l’edificio scolastico, ha deciso di barricarsi nelle classi: se bruciano la scuola bruceranno anche noi, così dicevano.
[…]
Gli incendi si fermarono e la scuola è ancora lì.


Nino Amadore, I sovversivi. In terra di mafia la normalità è rivoluzione, Editore Laterza.

lunedì 3 febbraio 2014

Leggendo con...Nulla die!

Al ventesimo giorno uscii dalla cabina che era notte fatta. Mi incamminai verso il fiume. Avrei voluto una delle due sigarette di mio fratello. Arrivai sul ponte. Qua e là donne sole. Appoggiate al parapetto. Ogni tanto un’auto si fermava di fronte a una di loro che mormorava qualcosa al conducente. Qualcuna saliva a bordo. Ne riconobbi immediatamente la voce, inconfondibile.
“Ma che ti credi che te la do gratis?” chiedeva con un tono forse leggermente alterato.
Qualcuno la importunava. Era tre donne avanti a me. In un balzo la raggiunsi.
“Non infastidire questa gentildonna!” apostrofai il ragazzo alla guida di una Ka. Ripartì senza il coraggio di controbattere. Lei mi guardava esterrefatta.
“Ancora tu? Ma che vuoi? Sei una piattola!” E fece come per andare via, la pudica.
“Posso accompagnarla a casa? Sa…a quest’ora…con certi tipi…per una signora sola…e poi per una donna come lei…” Si voltò sgranò gli occhi rise sonoramente. Era chiaramente compiaciuta.
Da allora la vado a prendere tutte le sere al ponte. Non rinuncia alle sue passeggiate serali. Del resto ognuno ha i suoi difetti. Io per esempio non riesco a smettere di versare acqua in un bicchiere se non quando arriva al bordo e poi per bere debbo prima abbassare il livello risucchiandola con il mento appoggiato sul tavolo per non sprecarne neanche una goccia.
Durante il tragitto sino a casa sua parliamo di tante cose. Ama molto i programmi televisivi. Qualche volta mi permette di chiamarla Dulcinea e mi dà un bacio sulle labbra. Ma è così timida.
Per questo non le ho ancora chiesto di sposarmi.
Potrebbe spaventarsi.


Laura De Angelis, Ballata di assoli, Nulla die edizioni.