domenica 24 marzo 2013

A proposito di...forza!!!!

A volte mi chiedo da dove ci giunga la forza per affrontare le difficoltà che contrassegnano il nostro cammino...E' come se la reazione ad esse avvenisse in maniera automatica e noi non potessimo far altro che affrontarle nell'unico modo con cui ne siamo capaci: vivendole! Ed è solo vivendole che acquisiamo la coscienza di quanto siamo aggrappati al nostro esistere...al nostro esserci...al nostro voler vedere che cosa ci riserverà la vita "domani"...Tante le difficoltà...i problemi che ho affrontato nella mia vita e di tanti ne sostengo ancora il peso con la consapevolezza e l'umiltà che bisogna sempre trarre spunto da ciò che ci accade per buttare fuori il meglio di noi...E' come se la complessità del nostro vivere incentivasse una sana rabbia per fare uscire il meglio ed il peggio di me per ripartire e ricominciare in maniera diversa, più positiva...Può sembrare semplice ma non lo è! Non è mai semplice vivere come non è mai semplice combattere contro i propri "fantasmi"...Dietro le mie parole c'è un continuo lavorìo contro me stessa e contro quelle parti di me che non accetto e che tendono a mettere a dura prova la mia forza e la mia psiche...Ma come dico sempre..."Crollo ma non mollo!" perché la parte più combattiva di me emerge sempre dalle macerie...dal mio essermi annientata ed annullata...Ed è da quell'annullamento ed annientamento che riparto sempre per riafferrare quel raggio di sole che è la vita...la nostra vita che...nonostante tutto...è sempre degna di essere vissuta ed afferrata....
Tina Cancilleri

giovedì 21 marzo 2013

Recensione di "Spazi Uniti d'America" di Matteo Meschiari



Matteo Meschiari
Spazi Uniti d’America
Etnografia di un immaginario

Edizione: Quodlibet
Collana: Quodlibet Studio
Data Pubblicazione: 2012
Pagine: p. 151
Prezzo: 16.00 euro
Isbn: 978-887462-488-1

“Dov’è l’America?
Nemmeno gli Americani lo sanno”.
Forse perché l’America è “infinita”, o forse semplicemente perché è immensa. Immensa come gli spazi sconfinati che la caratterizzano ed infinita come le emozioni che suscita quando la si percorre.
Ma, del resto, come non emozionarsi di fronte alla vastità dei paesaggi, alla varietà degli orizzonti, alla molteplicità dei confini…

Confini che designano, descrivono e raccontano un viaggio: un viaggio dentro l’uomo. Ed è da quell’uomo che bisogna partire per perdersi nei meandri di questa smisurata “terra” che, metaforicamente, non conosce limiti e confini. Confini talmente poco visibili che provocano “spaesamento”. Uno spaesamento tangibile da un lato, ma interiore dall’altro, perché è come perdersi…perdersi per poi trovarsi…ritrovarsi…È un bisogno…una necessità…un cammino interiore tra le sinuosità dell’animo umano…dell’uomo…un uomo che ha consapevolezza del tempo e della storia…della propria storia. Una storia che ha origine in uno spazio…uno spazio sconfinato, inimmaginabile e che, pertanto, ne contrassegna il rapporto: un rapporto complesso, anomalo, perché è come appropriarsi di una dimensione…una dimensione che riguarda non solo le cose e la realtà che ci circonda ma anche la propria vita. Una vita che ha bisogno di essere esplorata ma anche riconosciuta all’interno di un contesto. Ed è proprio da questo bisogno interiore di “riconoscersi” che ci si addentra e ci si appropria del proprio spazio, uno spazio che non è solo fisico, ma è anche mentale, emotivo, empatico…
Ed è nel momento in cui ci si appropria dello spazio e della propria corporeità che, come ha messo in risalto lo stesso autore durante la sua presentazione presso la Libreria Ubik di Parma, ci si appropria della vita, delle cose…
…”Cose che tradiscono” e che necessitano di essere “collocate”, gestite, canalizzate e razionalizzate…Razionalizzate come lo spazio che sottolinea un bisogno…una necessità…la necessità di riappropriarci del nostro vissuto; un vissuto che, dall’autore, viene esplorato e visitato con l’occhio dell’antropologo ma anche con l’occhio di un uomo che, attraverso il suo scrivere, ci consente di aprire numerose “finestre sul mondo”, molteplici “porte” ed infinite “soglie”.
“Soglie” che schiudiamo all’atto della lettura di ogni singolo capitolo che, “magicamente” ci regala innumerevoli suggestioni e ci aiuta ad entrare nell’immaginario di un mondo che ancora non conosciamo ma che ci appartiene perché rappresenta l’accelerazione, il pedale spinto di cio che noi siamo.

Ma noi…cosa siamo?
Siamo John Doe o gli ipotetici Matthew? O, semplicemente, “una delle tante Americhe possibili”?

Tina Cancilleri


mercoledì 20 marzo 2013

Racconti di...mafia!!!!



Tragedie familiari…


Marina continuava a muoversi ed a gesticolare nervosamente per la stanza. Non c’era centimetro di quella piccola sala d’attesa che non fosse stato calpestato dai suoi pesanti passi di madre afflitta per la sorte del proprio figlio. Aveva passato la notte insonne ed i suoi occhi, più che stanchi, sembravano spiritati. L’attesa la stava snervando!
Possibile che nessun medico uscisse da quella “maledetta” sala operatoria per informarla sulle condizioni del figlio?
Possibile che un intervento chirurgico durasse così a lungo?
Erano già trascorse più di otto ore da quando era stata avvisata dai carabinieri che il figlio era stato vittima di un agguato e che pertanto era stato trasportato urgentemente in ospedale. Chissà da quanto tempo, prima del suo arrivo, Vittorio era sotto i ferri!
Marina si sentiva impazzire! La sua mente era offuscata da mille pensieri!
Perché? Perché era successo?
Lei, pur essendo una donna d’onore a tutti gli effetti, aveva cercato di preservare quel figlio dalle dinamiche e dai circuiti mafiosi da sempre!
Eppure qualcosa era andato storto!
Perché? Perché i suoi accorgimenti erano stati vani? In che cosa aveva sbagliato? Perché la “famiglia” non lo aveva tutelato?
Una spiegazione doveva esserci! Ma quale? Qual’era la nota stonata che lei non riusciva a trovare? Possibile che lei non fosse stata informata dei probabili pericoli della “famiglia”? E se si…perché?
Una motivazione doveva esserci! L’organizzazione doveva sapere! Non poteva non sapere! Ogni singolo agguato, ogni ipotetico omicidio, ogni ipotetica controversia o alleanza veniva discussa in sede di “consiglio” e lei…lei ne sarebbe stata a conoscenza! E allora perché? Perché era successo tutto questo? Perché il figlio si ritrovava in quella sala operatoria in fin di vita?
Una spiegazione doveva esserci!
Marina non si dava pace! Doveva capire! Era necessario! Importante!
Con l’organizzazione…chi sbaglia, paga! Gli artefici del suo dolore avrebbero pagato e…con gli interessi…avrebbero versato lacrime amare! Dovevano pagare! Quell’affronto non sarebbe passato inosservato! Bisognava solo attendere! Il tempo avrebbe dato le tanto agognate risposte e poi…poi atroce vendetta!
Lei non avrebbe dimenticato! E soprattutto…il Sistema non avrebbe perdonato! Tempo al tempo!
Poi…improvvisa l’illuminazione!
…Con l’organizzazione…chi sbaglia, paga…!
Adesso tutto era chiaro!
…L’agguato…il silenzio della Cupola…il suo disconoscere …
Vittorio aveva sicuramente sbagliato! Non sapeva in cosa ma…aveva sbagliato!
Marina conosceva fin troppo bene le regole non scritte della mafia!
…Con l’organizzazione…chi sbaglia, paga…!
Vittorio aveva sicuramente violato la “legge” ed era stato punito!
Marina lo sapeva…”A chi trasgredisce la sua legge lo Stato gli fa il processo e poi lo condanna. La mafia fa lo stesso. A chi trasgredisce la sua legge la mafia lo ammazza; è come una condanna, solo che non gli fanno il processo”.
Adesso spettava a lei punire e condannare ma percorrendo strade nuove…!
Vittorio lo avrebbe preferito! Ne era certa! Non poteva deluderlo!
Bisognava cambiare, redimersi, liberarsi dalle proprie colpe e soprattutto, bisognava buttarsi alle spalle la scia di sangue che, da sempre, l’aveva accompagnata!
Vittorio lo avrebbe preferito! Ne era certa! Non poteva deluderlo!
Al suo risveglio avrebbe trovato una madre diversa, indubbiamente migliore perché rigenerata, rinvigorita e fortificata da una energia nuova, positiva: l’energia di chi ha preso coscienza e consapevolezza dei suoi errori e vuole pagare i suoi debiti col mondo e con la società!

Tina Cancilleri

sabato 9 marzo 2013

Legalità? Si, grazie! Parliamone con Giovanni Impastato presso la Libreria Ubik di Parma



Troppe le parole che frullano nella mia mente ed infinite le emozioni che accompagnano quest'evento...Un'evento che ha il sapore della sicilianità ma che mette in circolo un ideale che è, moralmente, universale: la Legalità! 
Già! La Legalità!
Un termine, un ideale, un concetto che dovrebbe essere di tutti ma che, a volte, sembra quasi non sia di nessuno...
E allora, da siciliana doc, seppur trapiantata a Parma, non posso rimanere indifferente ad un richiamo...ad un appello, che arriva direttamente dalla mia Terra...
E' il richiamo di chi vuole abbattere i muri del silenzio e "mettere a disposizione" la sua esperienza...il suo ricordo...il suo dolore...il suo essere siciliano in terra di Sicilia ma anche il suo essere "un Impastato"...il fratello di Peppino Impastato...







Ai propri clienti e lettori la Libreria Ubik di Parma offre un appuntamento importante ricco di Storia, di emozioni, di intense verità, con l'augurio che possa essere luce e oggetto di considerevoli riflessioni.

La memoria è il ricordo di qualcosa di vissuto.
Ricordare (re-cordis, riportare al cuore) significa richiamare alla mente e al cuore avvenimenti del passato, ritrovare e ripercorrere le emozioni che il tempo ha depositato. Ma ciò che non si è vissuto non si può ricordare. Così la memoria degli eventi passati e delle grandi figure, dei testimoni e dei maestri del ‘900 è qualcosa che va costruito. Occorre creare un vissuto in chi non c’era, produrre emozioni e, attraverso lo spiraglio che queste emozioni aprono, accompagnare i fatti, gli avvenimenti, le notizie.
E' così che la Libreria Ubik di Parma ha deciso di compiere un viaggio, di camminare insieme ai ragazzi, ai lettori, agli insegnanti e tutti gli uomini di cultura per parlare di "Legalità".
Dopo l'incontro con Pippo Giordano, ex ispettore della DIA, avvenuto all'interno del Progetto Legalità promosso dalla Libreria Ubik e rivolto a 150 alunni delle classi terze della Scuola Secondaria di Primo Grado, è lieti di invitarVi ad un appuntamento importantissimo.


Giovedì 14 marzo alle 18,30 Giovanni Impastato incontrerà il pubblico presso gli spazi della Libreria Ubik.



A dialogare con lui: William Gambetta (Centro Studi Movimenti Parma) e Enrico Gotti (Giornalista).



Aggiungere parole non serve e non basta. Quando si decide di parlare di Legalità si è spinti da un forte dovere morale che ogni luogo che ha il compito di diffondere cultura e conoscenza ha il diritto-dovere di promuovere, assecondare, compiere.
Noi vi aspettiamo per ricordare Peppino Impastato, morto ammazzato dalla mafia.
Peppino Impastato fu grande innovatore della comunicazione. Usò l’ironia, la radio, il divertimento, le mostre per rompere il tabù del “non detto”, arrivando soprattutto ad un’intera nuova generazione e ponendo le basi per un domani lontano dalla cultura mafiosa.
Un comunicatore che giocava dentro l’equilibrio del potere mafioso che era ed è basato sulla comunicazione.
Noi Vi aspettiamo per compiere insieme un cammino di ricostruzione del Passato, per compiere "quei cento Passi" che ci separano da ciò che non è legale per conoscere, senza averne paura.

domenica 3 marzo 2013

Multiculturalismo! Tutti indifferentemente uguali o tutti ugualmente differenti?


“Il mio banchetto è molto più vario e ricco di pietanze se ogni commensale porta una vivanda ed è molto più povero se è organizzato soltanto da uno dei commensali”.

Banchetto…pietanze…commensali…
Commensali…
È su quest’ultima parola che voglio fermare il mio pensiero, la mia riflessione, il mio meditare su quel concetto definito multiculturalismo…Un multiculturalismo di cui tutti parlano ma di cui, in pochi, conoscono l’essenza, la natura, la sostanza…Una sostanza che dovrebbe darci quel pedale spinto capace di fungere da propulsore per indurre gli individui a sedersi attorno ad un tavolo e discutere, dialogare, parlare, ma non usando parole vuote, prive di significato ma parole vere…Vere come l’atto di sedersi a tavola e perpetuare quel rito che ci portiamo dietro dalla notte dei tempi: il rito dell’ospitalità, dello stare insieme, della socialità per eccellenza; una socialità carica di aspettative e ricca di suggestioni perché è da quell’atto che dipende il nostro rapportarci all’altro, al diverso, al dissimile…
Un dissimile che non sempre è facile accettare perché differente è la sua cultura, la sua religione, la sua lingua, la sua tavola, la sua visione del mondo…
Già! La sua visione del mondo, la sua weltanschauung, la sua “immagine” della realtà che, a prescindere da tutto e da tutti, e da qualsiasi concetto di natura filosofica o politica, è da ricercare nella sua identità di uomo, di individuo e che, in quanto tale, è “portatore sano” di una storia…la sua storia…
Una storia fatta di migrazioni, di viaggi, di spostamenti, di esodi, di mutamenti di sede che portano con sé la voglia di non perdersi nei meandri di una società e di uno Stato che non conosce e che non lo conosce…
Ed è da questa mancata conoscenza che bisogna partire per riscoprire e “reinventare” se stessi senza perdere di vista la propria Identità, le proprie radici, le proprie origini…
Origini che non devono essere gettate nel dimenticatoio ma incanalate positivamente e propositivamente all’interno di un contesto…Un contesto fatto di dialogo, di confronto e di arricchimento…
Già!  “Il mio banchetto è molto più vario e ricco di pietanze se ogni commensale porta una vivanda ed è molto più povero se è organizzato soltanto da uno dei commensali”.

Tina Cancilleri