giovedì 21 marzo 2013

Recensione di "Spazi Uniti d'America" di Matteo Meschiari



Matteo Meschiari
Spazi Uniti d’America
Etnografia di un immaginario

Edizione: Quodlibet
Collana: Quodlibet Studio
Data Pubblicazione: 2012
Pagine: p. 151
Prezzo: 16.00 euro
Isbn: 978-887462-488-1

“Dov’è l’America?
Nemmeno gli Americani lo sanno”.
Forse perché l’America è “infinita”, o forse semplicemente perché è immensa. Immensa come gli spazi sconfinati che la caratterizzano ed infinita come le emozioni che suscita quando la si percorre.
Ma, del resto, come non emozionarsi di fronte alla vastità dei paesaggi, alla varietà degli orizzonti, alla molteplicità dei confini…

Confini che designano, descrivono e raccontano un viaggio: un viaggio dentro l’uomo. Ed è da quell’uomo che bisogna partire per perdersi nei meandri di questa smisurata “terra” che, metaforicamente, non conosce limiti e confini. Confini talmente poco visibili che provocano “spaesamento”. Uno spaesamento tangibile da un lato, ma interiore dall’altro, perché è come perdersi…perdersi per poi trovarsi…ritrovarsi…È un bisogno…una necessità…un cammino interiore tra le sinuosità dell’animo umano…dell’uomo…un uomo che ha consapevolezza del tempo e della storia…della propria storia. Una storia che ha origine in uno spazio…uno spazio sconfinato, inimmaginabile e che, pertanto, ne contrassegna il rapporto: un rapporto complesso, anomalo, perché è come appropriarsi di una dimensione…una dimensione che riguarda non solo le cose e la realtà che ci circonda ma anche la propria vita. Una vita che ha bisogno di essere esplorata ma anche riconosciuta all’interno di un contesto. Ed è proprio da questo bisogno interiore di “riconoscersi” che ci si addentra e ci si appropria del proprio spazio, uno spazio che non è solo fisico, ma è anche mentale, emotivo, empatico…
Ed è nel momento in cui ci si appropria dello spazio e della propria corporeità che, come ha messo in risalto lo stesso autore durante la sua presentazione presso la Libreria Ubik di Parma, ci si appropria della vita, delle cose…
…”Cose che tradiscono” e che necessitano di essere “collocate”, gestite, canalizzate e razionalizzate…Razionalizzate come lo spazio che sottolinea un bisogno…una necessità…la necessità di riappropriarci del nostro vissuto; un vissuto che, dall’autore, viene esplorato e visitato con l’occhio dell’antropologo ma anche con l’occhio di un uomo che, attraverso il suo scrivere, ci consente di aprire numerose “finestre sul mondo”, molteplici “porte” ed infinite “soglie”.
“Soglie” che schiudiamo all’atto della lettura di ogni singolo capitolo che, “magicamente” ci regala innumerevoli suggestioni e ci aiuta ad entrare nell’immaginario di un mondo che ancora non conosciamo ma che ci appartiene perché rappresenta l’accelerazione, il pedale spinto di cio che noi siamo.

Ma noi…cosa siamo?
Siamo John Doe o gli ipotetici Matthew? O, semplicemente, “una delle tante Americhe possibili”?

Tina Cancilleri


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