sabato 30 giugno 2012

Perdere...

Strano a dirsi ma...nel tempo...ho compreso che non importa perdere.
Si può perdere anche tutta la vita! Capita! Importa come si perde!
Già! Proprio così! Come si perde...
Come se si potesse dare un valore alle sconfitte...ai continui Knock-out...alle perenni disfatte...
Non si può...
Ma si può cercare di affrontare con il giusto coraggio le sfide che la vita ci offre e cercare di viverla nel modo più dignitoso possibile.
Già! Proprio così!
Vivere la propria vita in maniera dignitosa significa non perdere di vista il rispetto per se stessi e per la propria persona.
Il rispetto verso se stessi è un atto dovuto...un volersi bene...un guardare oltre ciò che "sta fuori" e soffermarsi su ciò che si "ha dentro"...
"Essere e non apparire"!!!
Può sembrare una frase fatta e...per alcuni aspetti...lo è se pensiamo a quanta difficoltà abbiamo a mostrarci agli altri per quello che siamo. Persone fragili che hanno bisogno d'affetto e di una "sana" stretta di mano accompagnata da un "sano" abbraccio...un abbraccio capace di infonderci una speranza...
Già! Proprio così!
La speranza di chi vuol ancora vedere "nel" domani...
Magari sarà lo stesso di "oggi"...e magari non sarà cambiato nulla... ma intanto avremo conquistato quel pizzico di fiducia e di forza che ci ha permesso di andare avanti...
Già! Fiducia...forza...coraggio...
A volte ho l'impressione che tutto ciò che ci gira intorno si diverta a farci perdere questi elementi e goda nel vederci disorientati...disillusi...demotivati...
Già! Forse perchè poi è più facile affermare: "Noi ci abbiamo provato!". Come se provarci significhi intenzionalità...voglia di risolvere un problema...desiderio di raggiungere un obiettivo comune...
In verità...provarci senza intenzionalità... senza voglia di risoluzione...senza desiderio di conquista...per me...significa semplicemente "mettere le mani avanti"  e far finta che tutto vada come deve andare piuttosto che "rimboccarsi le maniche" e mettersi in discussione...

Tina Cancilleri

Riflessioni impertinenti...

“L’importante non è nascere ma rinascere”.
Pablo Neruda

Meravigliosa quest’espressione di Pablo Neruda!
C’è tutto dentro!
Nascita…crescita…morte e…e rinascita…
Già! Rinascita…
E su quest’ultima parola che voglio soffermarmi…volgere il mio pensiero…adagiare il mio sguardo e…perché no…anche indugiare…
Si, indugiare…indugiare per rendere più concreta e più veritiera la mia riflessione…
Indugiare sulla rinascita…
Che cos’è la rinascita? Che cosa significa “rinascita”? Che cosa implica? Rinascere racchiude necessariamente il morire?
Molti gli interrogativi ed infinite le ipotetiche risposte…
Le risposte…
Ma esistono concretamente, realmente, delle risposte?
A mio avviso, no!
Esiste il momentaneo “metter dentro” un punto.
Già! Un punto…una fine…una pausa di sospensione…
Ed è questa fatidica pausa di sospensione che mi riporta al mio pensiero iniziale, ossia la rinascita…
Perché? Semplice!
Le pause di sospensione possono chiudere un discorso ma, nel contempo, lasciarlo aperto. Già!
È come nascere…morire…rinascere! Le pause di sospensione…un po’ come noi…effettuano un ciclo vitale che, non sempre…va nella direzione che noi vorremmo.
Già! A volte mettiamo un punto ad alcuni eventi della nostra vita ma poi…chissà per quale ironia della sorte…senza accorgercene…ci ritroviamo ad eliminare quel punto ed a riaprirli…metterli in discussione…ridar loro nuova vita…nuova luce…farli rinascere!
Già! Farli rinascere! Come se qualcosa dentro di noi prima fosse morto e poi rinato! Ma forse è così…
Forse…quando si parla di mafia…di lotta alla mafia…c’è necessità di morire per rinascere…assurgere a nuova vita…
Già! Nuova vita! Morire per rinascere! Morire per ridare luce! Morire per ritornare a fiorire! Morire per rinvigorirsi!
Già! Forse è di questo che necessitiamo per ritrovare la forza di gridare il nostro NO…il nostro RIFIUTO alla CRIMINALITA’ ORGANIZZATA…il nostro DISSENSO alla MAFIA…il nostro DINIEGO all’uso della VIOLENZA per ottenere ciò che si vuole con tutti i mezzi: leciti ed illeciti!
Perché la mafia, ricordiamocelo, è questo!
È uso della violenza…accettazione dell’irruenza aggressiva…accoglienza di un malsano predominio…
Già! Forse è proprio di questo che abbiamo bisogno!
Di “vivere nel male” per poter “rinascere nel bene” ma per poter “rinascere” bisogna prima “morire”…cessar di vivere…scomparire…svanire…e poi…poi rinascere…
Già! Forse è proprio di questo che abbiamo bisogno!
Della morte per la rinascita!
Già! Forse è proprio di questo che abbiamo bisogno!
Di “spegnerci” per “ritrovare” luce!
…Ritrovare luce…
Che cosa significa “ritrovare luce”?
Significa cercare di sopprimere quella parte di noi che…in modo più o meno inconsapevole…ci rende “più mafiosi dei mafiosi stessi”.
Qualcuno sicuramente mi contesterà quest’ultima frase ma…pensateci bene…quante volte ci siamo ritrovati ad essere “portatori sani” di una mentalità…di un modus vivendi…di un insieme di pensieri che…anche se in maniera inconscia…hanno alimentato un pregiudizio…
Proprio così!
Non sempre siamo in grado di mettere in risalto il lato più genuino e vero della nostra sicilianità e ci portiamo dietro solo discriminazione e mancanza di dialogo…
Già! Proprio così!
Non sempre siamo capaci di porre in rilievo la nostra voglia di riscatto e la nostra spiccata capacità di riemergere dalle sabbie mobili in cui siamo caduti…
Già! Proprio così!
Per quanto omertosa possa sembrare la nostra indole, abbiamo dimostrato nel tempo che siamo capaci di “sciogliere” le nostre lingue…abbattere i nostri muri…eliminare le nostre resistenze interiori e…perché no…anche morire per rinascere…per assurgere a nuova vita…una vita fatta di VERITA’ E GIUSTIZIA!!!
Già! Verità e Giustizia! Voglia di guardare avanti senza mai dimenticare ciò che ci sta “dietro” ossia il nostro bagaglio culturale, il nostro dire SI ALLA GIUSTIZIA E NO ALLA MORTE!!! NO ALLA DISTRUZIONE!!! NO ALLA MAFIA!!!!

Tina Cancilleri

venerdì 29 giugno 2012

Nulla die…che passione!!! O…c’è pure seduzione?

Sembra un’eternità, eppure è passato poco più di un anno da quando è iniziata l’avventura di Nulla die…
Già! Un’avventura…un viaggio…un’esplorazione nel mondo dell’editoria con relativi sogni…aspettative...obiettivi da perseguire e da raggiungere ma anche irrefrenabile voglia di affacciarsi al mondo e di emergere da parte di un giovanissimo siciliano: Massimiliano Giordano.
E da lui tutto è partito!
È partito un progetto che, dall’entroterra siciliano, è arrivato in varie parti d’Italia ed ha messo in rilevo il concretizzarsi di un sogno…di una passione…di un’emozione…di una pulsione verso il “nuovo” senza mai dimenticare il “vecchio”...
Già! È in quest’ultima parte del mio pensiero che mi piace racchiudere l’essenza…l’anima…lo spirito della casa editrice Nulla die
Nulla die…Già! Una piccola casa editrice che subisce il fascino del “nuovo” (ossia il mondo del “digitale”) ma che non si lascia sedurre al punto tale da abbandonare o eliminare il “vecchio” (ovvero il meraviglioso mondo del “cartaceo”)…
Ed è proprio il fascino del “vecchio” libro cartaceo che ieri ha messo in circolo un’emozione…un sentimento…un’idea…un pensiero…
Già! Un pensiero che ha dato voce ad un autore attraverso un testo…un manoscritto…un romanzo in cui “vecchio” e “nuovo” si raccontano…si confrontano e mettono a nudo una società…un mondo…
Già! un mondo che forse così giovane e innovativo non è…
Ed è proprio da questo concetto iniziale che mi piace pensare che sia partita l’avventura nel mondo dell’editoria di Marina Di Guardo con il suo testo L’inganno della seduzione (edizioni Nulla die), presentato ieri mattina alla Feltrinelli di Parma. All’interno del romanzo, l’autrice, non scrive di moda…abiti o accessori ma delinea, con animo sensibile e occhio delicato ed attento, la storia di un’amicizia…l’amicizia fra Angelo, un transgender siciliano, e Giorgia, una quarantenne delusa dalla vita e dagli uomini.
Ed è dal vicendevole raccontarsi dei due protagonisti che ieri, attraverso la voce dell’autrice e del suo relatore (lo scrittore Andrea Villani), in una sala gremita di lettori, sono emersi argomenti di grande interesse non solo dal punto di vista letterario ma anche umano. Protagonisti indiscussi del dialogo tra autore e pubblico sono stati, infatti, temi quali la solitudine, il dolore, il senso di appartenenza, il tema del doppio e dell’identità dell’io che, anche grazie ad uno splendido intervento del relatore cremonese dell’autrice, Claudio Ardigò, hanno catturato l’attenzione del pubblico in sala creando un “flusso di pensiero” non indifferente e molto stimolante. Non è un caso che si sia giunti anche a discutere sull’origine del titolo del romanzo e sulle sfumature che il termine seduzione implica…
Che dirvi? Inganno o seduzione?
Non saprei…Mi piace lasciarvi con una sospensione del giudizio…
Perché? Semplice!
Bisogna leggere per capire se il mio dire/non dire sia stato inganno o seduzione…

Parma, 25 giugno 2012                                                                                           Tina Cancilleri


Legalità? Si, grazie!



“Chi accetta il male passivamente è responsabile quanto chi lo commette”.

La frase, di Martin Luther King,  è stata scelta per introdurre con forza il tema della legalità contro mafie e massonerie deviate.
Legalità…cultura della legalità…costi della legalità…
Questi termini sembrano un gioco di parole, di parole che esprimono realtà diverse, di parole che, prese singolarmente, stupiscono per la loro connaturata forza ma di cui, forse inconsciamente, non vogliamo riconoscerne il peso, il vigore travolgente, violento, impetuoso. Legalità…cultura della legalità…costi della legalità…
Parole, termini, espressioni che raccontano di un ideale, di uno stile di vita, di  obiettivi da perseguire e da raggiungere.
Legalità…cultura della legalità…costi della legalità…
Parole, termini, espressioni che narrano di un gioco-forza atavico, ancestrale, antico quanto la natura dell’uomo; un gioco-forza in cui, a contendersi il campo, vi sono due protagonisti senza tempo, due evergreen di spicco quali il bene e il male.
Bene e Male!
Due ideali contrapposti che, senza perdersi in disquisizioni di natura religiosa, caratterizzano il nostro vivere quotidiano e lo scandiscono secondo ritmi e tempi imprevedibili.
Bene e Male!
Due gioco-forza che, sul loro campo di battaglia, mietono vite umane il cui sangue diviene concime per altro sangue. Due gioco-forza la cui guerra, inverosimilmente,  viene vista come un campo di calcio in cui, però, non c’è il pallone ma armi micidiali e vite umane che si distruggono, si annientano, si annullano!
Forse non ci siamo ancora resi conto che questa forma di violenza, che va contro ogni forma di dignità e di rispetto per la vita umana, ci chiede di essere guardata, gridata ed affrontata. Ci sta dicendo: «Guardatemi, sono qui e, se non vi rimboccate le maniche e iniziate a lavorare, io prenderò il sopravvento e sopprimerò il mio acerrimo nemico Bene!».
Il Bene!
Attenzione! Il Bene non è una parola d’ordine o una semplice definizione da ricercare all’interno di un vocabolario ma un valore. Un valore che, assieme alla sorella Legalità, chiede condivisione, partecipazione, complicità per un fine comune: prevenzione del crimine.
La prevenzione del crimine è un valore, un ideale, che può e, soprattutto, deve essere condiviso da tutti!
È la nostra coscienza che ce lo chiede! Sono i nostri morti sul campo di battaglia che ce lo chiedono!
Uomini come Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, Emanuele Basile, Ninni Cassarà, Boris Giuliano, Vito Schifani, Carlo Alberto Dalla Chiesa e donne come Emanuela Loi, Rita Atria, Francesca Morvillo, etc. ci chiedono con forza di essere ascoltati affinchè la loro morte non sia soltanto uno sbiadito ricordo ma una presa di coscienza. Questi morti, i nostri morti, ci chiedono di far tesoro del loro patrimonio di valori per promuovere, perseguire, aspirare ad una forma di cultura, forse utopica, ma a cui, da cittadini onesti e consapevoli, bisogna mirare per creare un «mondo nuovo»: la cultura della legalità.
Il loro sacrificio, carico di paura e di dolore, chiede di essere rispettato e sostenuto!
Questi morti, i nostri morti, ci chiedono di ricordare che la mafia è una malattia e che, come tale, deve esserne ricercata la cura.
È nostro dovere di cittadini impegnarci, sforzarci di contrastare un fenomeno violento ed incivile come la mafia senza diventare noi stessi violenti ed incivili.
Questi morti, i nostri morti, ci esortano ad essere meno fatalistici, meno remissivi, meno sottomessi alla cultura della violenza e di sperimentarci ed incamminarci verso un’esperienza, forse più precaria, ma più vitalistica.
È nostro dovere morale e sociale ricordare lo stretto legame che intercorre tra democrazia e legalità, ma la legalità è troppo importante per essere affidata solamente a poliziotti, procuratori e tutori della legge.
Il modello da cui prendere spunto, come ha sempre sostenuto con grande vigore l’ex sindaco di Palermo Leoluca Orlando, è quello del carro siciliano, il tradizionale carro siciliano con due ruote, quella della cultura e quella della legalità. Due ruote che devono andare alla stessa velocità, di pari passo, altrimenti il carro non va avanti e gira su sé stesso. Se cammina soltanto la ruota della legalità senza che giri la ruota della cultura vi è il rischio che i cittadini dicano che «si stava meglio…quando si stava peggio». Se cammina soltanto la ruota della cultura senza che giri la ruota della legalità vi è il rischio che si organizzi un bel concerto di musica siciliana in onore…di qualche boss mafioso.
È nostro dovere fare in modo che le due ruote del carro non restino mai ferme ed evitare che si immergano, come testimonia il passato (ma anche il nostro presente!) nella palude della paura e della complicità.
È grazie all’impegno e al coraggio di poliziotti, magistrati, privati cittadini che la ruota della legalità, anche se a rilento, è partita ed è nostro dovere, affinchè il loro sacrificio non risulti vano, controllare e vigilare sull’altra ruota in maniera tale che le due ruote procedano alla stessa velocità.
Non esiste democrazia senza legalità! Non esiste democrazia senza libero mercato! Non esiste democrazia senza cultura!
La mafia, purtroppo, esiste! Sta a noi contrastarla, resisterle! Sta a noi fare in modo che, anche attraverso l’informazione, le due ruote del carro continuino a girare per il verso giusto! Sta a noi raccogliere il “guanto della sfida” e offrire ai cittadini e alla classe dirigente del futuro un’alternativa migliore, un mondo migliore! Sta a noi abbattere i muri dell’indifferenza e dell’oscurantismo affinchè questo meraviglioso carro a due ruote, prima o poi, percorra le strade della democrazia e della legalità senza intoppi!
Attenzione! Legalità e Democrazia!
Non due parole d’ordine ma due valori che possono essere condivisi da tutti!


Tina Cancilleri

I tentacoli dell’illegalità…


«La piovra è un animale marino dal corpo molle, con otto tentacoli. Nella parte inferiore di ogni tentacolo vi sono file di ventose rotonde. Le ventose possono fissarsi a qualunque oggetto e non lasciare la presa nemmeno se il tentacolo viene tagliato. Se una piovra perde un tentacolo, gliene ricresce uno nuovo.
La piovra ha due occhi e un’ottima vista. Il suo cervello è il più sviluppato tra tutti gli invertebrati.
Certe specie di piovra iniettano un veleno che paralizza la preda…
Inoltre, la piovra espelle un liquido nero, formando una nube scura che nasconde l’animale e gli permette di sfuggire a squali, cetacei, essere umani e altri nemici». (Encyclopaedia Britannica).

Mafia, Camorra, N’drangheta, Sacra Corona Unita, Cosa Nostra, criminalità organizzata, associazione per delinquere, organizzazione criminale…
Otto! Sono ben otto le definizioni citate per rappresentare un unico denominatore comune: l’illegalità!
Otto! Sono ben otto i tentacoli di questo animale marino dal corpo molle definito piovra!
Otto! Sono ben otto le biforcazioni da cui emergono le molteplici file di ventose che si fissano a qualunque oggetto e non lasciano la presa nemmeno se il tentacolo viene tagliato!
Otto! Sono ben otto le diramazioni “autorigeneranti”  da cui prolificano e si diffondono le plurime sfaccettature di quel fenomeno criminale comunemente definito mafia.
Mafia!
Che cosa intendiamo per mafia? Come definirla? In quale contesto sociale inserirla? Come rappresentarla se non come quell’animale marino dai numerosi tentacoli il cui cervello è più sviluppato rispetto ai suoi simili? Non ci vuole astuzia per accrescere il proprio potere e celarne le disastrose conseguenze? Non ci vuole furbizia per afferrare la preda, paralizzarla e sfuggire agli attacchi dei “soccorritori”? Non ci vuole acume per riuscire perennemente ad adattarsi, rigenerarsi, rinnovarsi e non perdere le mete raggiunte?
La mafia è un fenomeno anomalo al quale è quasi impossibile resistere se lo si considera in modo imperfetto e se i legami tra boss della mafia e pubblici poteri non vengono tagliati alla radice con l’appoggio ed il sostegno di una mobilitazione popolare consapevole.
Potrà sembrare un’affermazione blasfema ma c’è uno strano spirito di contraddizione, quasi un istinto suicida, nella perseveranza con cui i vari Paesi assediati si ostinano a negare l’evidenza: la mafia è una piaga sociale dai numerosi tentacoli.
Se la mafia, con abilità diabolica, è riuscita a diventare una grande holding del crimine ed è riuscita ad accumulare smisurata ricchezza e potere è semplicemente perché o la si è appoggiata scientemente e volontariamente o la si è subita in silenzio per paura.
Del resto, in Sicilia, dove il fenomeno ha avuto origine e si è sviluppato, il silenzio è un’antica tradizione. Duemila anni di occupazione straniera e di dominazioni dispotiche hanno insegnato a cinque milioni di abitanti di questa isola mediterranea a tenere la bocca chiusa, murata. Lo Stato è il nemico, si tratti dei conquistatori normanni o dei sovrani borbonici o dell’Italia moderna. Aiutare la polizia, gli “sbirri”, a scoprire un reato, collaborare con le forze dell’ordine o rivolgersi ai tribunali per chiedere giustizia significa essere un “infame”. Giustizia, onore, vendetta…tutte cose di cui un uomo deve occuparsi personalmente. Esiste un termine molto noto per questo codice di comportamento: omertà…essere uomo.
Eppure è da questa stessa Sicilia, da questo medesimo habitat, da questo medesimo silenzio che è partita la voglia di riscatto, la volontà di dire basta a questo atavico e scellerato clima di soprusi e di terrore.
Sono siciliani gli uomini e le donne che più coraggiosamente hanno combattuto e combattono la mafia! Sono milioni di siciliani onesti quelli che, quotidianamente, con non poche difficoltà, affrontano con enorme coraggio e ciclopica audacia il disagio di aver pronunciato l’innominabile parola: mafia! Sono siciliani gli uomini e le donne che, senza remore e senza indugi, hanno abbattuto il muro del silenzio ed hanno denunciato un sistema corrotto e corruttibile! Sono milioni di siciliani onesti quelli che, puntualmente, ad ogni nuova forma di violenza e prevaricazione accusano i loro carnefici senza sentirsi più vittime!
Sono siciliani gli uomini e le donne che, giornalmente, lottano per un ideale: la Giustizia!
E sono sempre milioni di siciliani onesti quelli che, consapevoli della necessità della loro testimonianza, per inculcare una nuova cultura, si fanno portavoce di un valore: la Legalità!


Tina Cancilleri

Omofobia? No, grazie!


17 MAGGIO 1990
L’OMS CANCELLO’ L’OMOSESSUALITA’ DALLA LISTA DELLE MALATTIE MENTALI
17 MAGGIO 2012
L’OMOSESSUALITA’ E’ STATA CANCELLATA COME ELEMENTO DISCRIMINANTE DALLA FORMA MENTIS COMUNE?


Non basta mettere sulla carta la fine di un elemento discriminatorio come non basta cancellare tale elemento da una lista per affermare che è stato affrontato e superato. Non stiamo parlando della lista della spesa o di quella dei “buoni propositi” in attesa del Natale e della conseguente ricompensa.
Stiamo parlando del nostro sentimento di uguaglianza…della nostra capacità di guardare l’«altro» senza nessuna forma di pregiudizio…senza alcun preconcetto…senza nessun tabù!
Già! In questo caso, visto che si parla di omofobia, non bastano le parole!
Ci vogliono i fatti e…gli eventi…disgraziatamente…quando si parla di omosessualità…non depongono a nostro favore.
Nonostante il nostro proclamarci “tolleranti”, all’atto pratico, purtroppo, continuiamo ad essere discriminatori e discriminanti nei confronti degli omosessuali.
Già! L’omofobia non è semplicemente un atteggiamento “frutto di un raptus” e non si riduce all’aggressione o all’insulto. L’omofobia è un atteggiamento “culturale” che tende a mettere in risalto la propria “normalità” per escludere tutto ciò che è “anormale”…diverso…ambiguo…bizzarro…
Non c’è spazio, in questa “dimensione culturale” (se culturale si può definire), per le “anomalie” sessuali e…l’omosessualità…l’amare un individuo del proprio sesso…non può trovare “accoglienza”…non può ottenere “consenso morale” tra individui “mentalmente sani” e “normali”…
È in questi casi che mi chiedo cosa sia la “normalità”… È forse sbagliato amare? È forse sbagliato esternare un sentimento o un’emozione verso un individuo del medesimo sesso? È forse sbagliato mostrare ed esprimere la propria Identità? Non è forse più sbagliato reprimere quell’ emozione…quel sentimento…quell’attrazione solo perché una società ottusa e bigotta non accetta il “diverso”…il “non conforme alla regola”?
Essere omosessuali non significa “essere malati”…deviati…disturbati mentalmente!
Essere omosessuali significa ESSERE COME ME E TE!
Non c’è differenza…non c’è distinzione…non c’è diversità e…se li vediamo diversi rispetto a noi…il problema…scusate la schiettezza…è più nostro che loro…
Già! Solo chi ha paura di confrontarsi teme il “diverso”…l’ambiguo…il bizzarro…
A volte mi chiedo se non sia la paura di “incontrarsi” con se stessi e di scoprire che, in fondo, non siamo così diversi, anzi.
Già! Questo atteggiamento insano nei confronti degli omosessuali, dal mio punto di vista, è semplicemente dovuto dalla falsa credenza che siamo tutti eterosessuali e che è normale e sano scegliere un partner del sesso opposto. Ciò, naturalmente, ci porta ad alimentare questa forma di immotivata ostilità in vari modi perché ci sentiamo minacciati da chissà quale pericolo. In verità, il nostro è un pregiudizio dettato dall’ignoranza, dalla non conoscenza, dalla non capacità di vedere nell’altro una persona non diversa da noi ma simile a noi.
L’OMOSESSUALE E’ UNA PERSONA COME ME E TE!!!
E…oggi…in occasione di questa “Giornata contro l’omofobia”…ho voluto dire anch’io la mia…
Perché? Semplicemente perché ritengo giusto ed opportuno mostrare la nostra solidarietà verso coloro che sono vittime di un mondo lento a comprendere e veloce a condannare…
Voglio chiudere questa mia riflessione con un versetto della “Prima Lettera” di Giovanni: «Chi dice di essere nella luce e odia suo fratello, è ancora nelle tenebre».


Tina Cancilleri

Parma, lì 17 maggio 2012