giovedì 19 luglio 2012

19 luglio 1992 - 19 luglio 2012. Vent'anni di "luci e ombre..."



Amici miei,
sono trascorsi vent'anni!
Vent'anni da quella tragica domenica...
Vent'anni da quell'ennesimo attacco allo Stato che portò alla morte il giudice Borsellino e la sua scorta...
Già! Vent'anni!
Vent'anni contrassegnati da luci ma anche da ombre...ombre che...a distanza di vent'anni...ancora non si dipanano...non si schiariscono...non si dispiegano...
A loro...oggi...va il mio pensiero, nella speranza che...da quelle ombre...presto venga fuori la luce...una luce capace di rendere giustizia a tutti coloro che...a costo della loro stessa vita...nella dignità di questa terra intrisa di sangue chiamata Sicilia ci hanno creduto...


 
19 luglio…
19 luglio 1992, ore 16:57!!!
Sei vite, sei anime erano state travolte e spazzate via da quel enorme boato che aveva dato spazio, in una città ancora distrutta dal precedente attacco allo Stato, all’ennesimo scenario di ordinaria violenza e miseria!
19 luglio 1992, ore 16:57!!!
Pochi attimi e…quell’esplosione immane aveva portato con sé il nero colore del lutto!
19 luglio 1992, ore 16:57!!!
Sei vite, sei anime, sei rappresentanti dello Stato, erano stati travolti da quella folle forma di barbarie chiamata mafia!
19 luglio 1992, ore 16:57!!!
Sei vite, sei anime, sei eroi, erano morti per un ideale: la Giustizia!
19 luglio 1992, ore 16:57!!!
Sei vite, sei anime, sei martiri avevano lasciato, col loro esempio, un segno indelebile, nella memoria di un popolo oppresso dalla criminalità organizzata!
19 luglio 1992, ore 16:57!!!
Tra quelle sei vite, sei anime, sei esistenze distrutte: una donna!
Già! Una donna…la prima donna a far parte di una scorta e a cadere in servizio!
Flavia ripensava a quelle vite spezzate e a quella donna vittima dell’umana crudeltà!
Era giovane quella donna!
Flavia non la conosceva eppure…eppure le foto trasmesse dai telegiornali nazionali accendevano la sua fantasia. Quel sorriso spensierato delle immagini sembrava fortemente in contrasto con la “missione” che aveva deciso di portare avanti nella vita quotidiana. Era un angelo in terra, lei. Era uno degli angeli del giudice antimafia Paolo Borsellino. E con quel giudice, quel giovane angelo aveva condiviso il sogno di un mondo migliore. Era stato ingrato il fato, come ingrata era stata quella meravigliosa terra chiamata Sicilia. Quella terra splendida, simbolo di sole e di calore, con i suoi silenzi e le sue “ambiguità”, non aveva saputo proteggere i suoi angeli. Nell’arco di 57 giorni ne aveva persi undici!
Undici vite, undici anime, undici angeli che in quella terra ci avevano creduto e l’avevano amata. E quella terra, quella terra ingrata non li aveva protetti, li aveva lasciati soli!
Eppure…eppure qualcosa stava cambiando!
Quelle undici vite, quelle undici anime, quegli undici martiri, col loro esempio, avevano fomentato la luce della speranza, la voglia di rivalsa di un popolo ormai stanco di quella forma di dittatura definita comunemente mafia!
Proprio così!
La Sicilia stava iniziando a liberarsi e l’inizio, purtroppo, di questa liberazione stava avvenendo proprio grazie alle stragi di Capaci e di via D’Amelio.
Finalmente questo popolo affranto dai lutti e dal dolore osava schierarsi apertamente contro un’istituzione: la mafia.
Rabbia, dolore, rammarico finalmente uscivano allo scoperto!
E lei…lei per la prima volta, sentiva che quella era la strada giusta!
Anche lei doveva schierarsi con le “donne in nero” e ribellarsi a quella “famiglia” che, suo malgrado, aveva sempre scelto per lei!
Anche lei doveva esporre fuori le lenzuola bianche e gridare no alla mafia!
Anche lei doveva avviare dentro di sé quel processo di liberazione che l’avrebbe portata a planare verso altri lidi!
Anche lei doveva opporsi a quel clima di terrore che aveva caratterizzato la sua vita sin dall’infanzia!
Anche lei doveva educare i propri figli secondo altri codici d’onore!  
Anche lei doveva far sentire la propria voce e pretendere un futuro migliore per la propria progenie!
Anche e soprattutto lei, lei che sapeva, doveva essere la portavoce di quelle donne sottomesse alle regole di una “famiglia” perversa e malsana!
Anche e soprattutto lei, moglie e figlia di capi mafia, doveva abbattere il muro del silenzio!
Anche e soprattutto lei, madre e donna di mafia, doveva rompere quel circolo vizioso che portava solo morte e distruzione!
Anche e soprattutto lei, sorella e complice di uomini d’onore, con forza e con coraggio, doveva essere l’esempio vivente di tutti coloro che volevano avvicinarsi alla giustizia, alla legalità, alla rettitudine, all’integrità morale.
Anche e soprattutto lei, doveva dire basta, basta agli uomini del disonore!
Adesso ne era consapevole! La sua “fine”, avrebbe rappresentato un nuovo “inizio”!

Tina Cancilleri


 

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