lunedì 22 ottobre 2012

Racconto di...quotidiana realtà...



“Solitudini”
Era strana l’aria che si respirava in casa.
Le persiane erano chiuse e le luci erano state spente.
Tutto dava a pensare che la case fosse disabitata. Eppure all’interno vi erano due anime in pena: un padre e una madre che ingoiavano lacrime amare per la perdita di un figlio. Un figlio a lungo desiderato e poi, per ironia del destino, improvvisamente perso.
Nulla aveva più senso!
La madre continuava a guardarsi intorno con gli occhi smarriti e lui, il padre della vittima, pensoso, stava a guardare i movimenti della moglie in attesa di un suo gesto o di una sua parola. Erano giorni che vivevano nell’angoscia e nella prostrazione più assoluta. Avevano atteso invano il rientro di un figlio che non sarebbe più tornato tra loro.
Per i carabinieri era l’ennesima vittima della violenza altrui, un fascicolo momentaneamente aperto che, prima o poi, si sarebbe chiuso.
Per loro era diverso!
Non era solo un caso su cui indagare o un semplice corpo esanime su un freddo tavolo di obitorio. Era l’angelo del loro focolare, colui che dava calore e colore alle loro giornate, era la fonte da cui attingere l’elisir della felicità eterna.
Adesso tutto era finito!
Con Luca erano spariti la gioia di vivere e i progetti per il futuro!
Non era rimasto niente!
Solamente il dolore, la sofferenza, il tormento, la rabbia sorda di coloro che avevano perso il loro bene più prezioso a causa della malvagità altrui.
Quel giorno, assieme alle luci della casa si erano spenti anche i loro cuori.

Tina Cancilleri

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