domenica 2 settembre 2012

Racconto di...mafia!!!!



Donne allo “specchio”!
Eran tempi terribili: stragi atroci, bimbi ferocemente torturati e poi sciolti nell’acido, attentati, guerre “fratricide”. Scenario di questa guerra senza fine, dove morte chiama morte, è la Sicilia. Una Sicilia stanca e con poca voglia di guardare avanti. Troppo lo sconforto di fronte all’iniquità delle “famiglie” ed infinito l’orrore di fronte all’umana crudeltà.
Probabilmente, Anna non era riuscita a sopportare tutto questo! Forse era stata presa dalla depressione a causa della storia del fratello Salvo che, alcuni anni prima, si era deciso a collaborare con la giustizia. Giudici e magistrati erano riusciti, grazie alla sua testimonianza, a ricostruire un pezzo importante della storia di mafia degli ultimi decenni.
Un’infamia per la sua “famiglia” che, per innumerevoli anni, aveva dominato un “noto” quartiere catanese dove suo zio Rocco, detto il “saraceno”, sparito nel nulla con la tecnica della “lupara bianca”, era stato una specie di incontrastato e sanguinario sovrano. A lui nulla sfuggiva perché aveva, grazie ai suoi picciotti sparsi nelle varie zone della città, “occhi” e “orecchie” dappertutto. Ogni sgarro, infatti, veniva pagato con la vita.
A causa del pentimento del fratello Anna aveva perso il sonno della notte!
Malgrado la sua apparente noncuranza, lei, donna di mafia, non riusciva ad accettare quell’infamia che si era riversata sulla sua “famiglia” e, contro ogni forma di logica razionale, subiva in silenzio le contestazioni degli associati.
Come poteva accettare, cinicamente, l’eliminazione del fratello-traditore, del sangue del suo stesso sangue? Come lavare la vergogna di avere un pentito in famiglia? Come sopprimere dalla sua mente quella “vocina” insidiosa che le consigliava di guardare oltre le mura della sua coscienza mafiosa? Perché era stato chiesto a lei di occuparsi del “caso”? Perché la “famiglia” esigeva da lei questo sacrificio? Non aveva già dimostrato più volte la sua fedeltà? Non stava già soffrendo abbastanza?
Anna non aveva requie!
Il fratello l’aveva resa vulnerabile! Era lui il suo tallone d’Achille, la sua spina nel fianco!
Quale la decisione giusta? Quale la strada da scegliere? Quale il “legame” da prediligere?
Nel dubbio…si guardò allo specchio e…agguantata la pistola…scelse la strada dell’”infamia”.

Tina Cancilleri

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