Donne allo “specchio”!
Eran
tempi terribili: stragi atroci, bimbi ferocemente torturati e poi sciolti
nell’acido, attentati, guerre “fratricide”. Scenario di questa guerra senza
fine, dove morte chiama morte, è la Sicilia.
Una Sicilia stanca e con poca voglia di guardare avanti.
Troppo lo sconforto di fronte all’iniquità delle “famiglie” ed infinito
l’orrore di fronte all’umana crudeltà.
Probabilmente,
Anna non era riuscita a sopportare tutto questo! Forse era stata presa dalla
depressione a causa della storia del fratello Salvo che, alcuni anni prima, si
era deciso a collaborare con la giustizia. Giudici e magistrati erano riusciti,
grazie alla sua testimonianza, a ricostruire un pezzo importante della storia
di mafia degli ultimi decenni.
Un’infamia
per la sua “famiglia” che, per innumerevoli anni, aveva dominato un “noto”
quartiere catanese dove suo zio Rocco, detto il “saraceno”, sparito nel nulla
con la tecnica della “lupara bianca”, era stato una specie di incontrastato e
sanguinario sovrano. A lui nulla sfuggiva perché aveva, grazie ai suoi
picciotti sparsi nelle varie zone della città, “occhi” e “orecchie”
dappertutto. Ogni sgarro, infatti, veniva pagato con la vita.
A
causa del pentimento del fratello Anna aveva perso il sonno della notte!
Malgrado
la sua apparente noncuranza, lei, donna di mafia, non riusciva ad accettare
quell’infamia che si era riversata sulla sua “famiglia” e, contro ogni forma di
logica razionale, subiva in silenzio le contestazioni degli associati.
Come
poteva accettare, cinicamente, l’eliminazione del fratello-traditore, del
sangue del suo stesso sangue? Come lavare la vergogna di avere un pentito in
famiglia? Come sopprimere dalla sua mente quella “vocina” insidiosa che le
consigliava di guardare oltre le mura della sua coscienza mafiosa? Perché era
stato chiesto a lei di occuparsi del “caso”? Perché la “famiglia” esigeva da
lei questo sacrificio? Non aveva già dimostrato più volte la sua fedeltà? Non
stava già soffrendo abbastanza?
Anna
non aveva requie!
Il
fratello l’aveva resa vulnerabile! Era lui il suo tallone d’Achille, la sua
spina nel fianco!
Quale
la decisione giusta? Quale la strada da scegliere? Quale il “legame” da
prediligere?
Nel
dubbio…si guardò allo specchio e…agguantata la pistola…scelse la strada
dell’”infamia”.
Tina Cancilleri
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