mercoledì 16 ottobre 2019

"L'Amurusanza" di Tea Ranno

Poche volte mi sono imbattuta in romanzi in cui ho sentito il bisogno interiore di rileggere più volte alcune pagine e poche volte mi sono imbattuta in romanzi che mi si sono attaccati sulla pelle e non sono riuscita a scrollarmi di dosso il turbinio di emozioni che hanno suscitato in me. Emozioni che sanno di vita, di quotidianità non detta ma respirato a pieni polmoni giorno dopo giorno perché animata da tutti quegli eventi che caratterizzano il nostro vivere. Un vivere che ci mostra le sue infinite sfumature e che vede perennemente contrapporsi il bene e il male. Un bene e un male che, in questo magnifico romanzo di Tea Ranno, si sfidano, si scontrano e si mostrano per quello che sono: due facce della medesima medaglia. Una "medaglia" che, in questo caso, è una piccola comunità, un borghetto siciliano di 5000 anime che si affaccia sul mare e che si ritrova a essere vittima della corruzione e del malaffare. Un malaffare che viene rappresentato dal suo sindaco, "Occhi janchi", ossia un uomo senza scrupoli, corrotto politicamente, mafioso e a cui si contrappone "la Tabacchera", Agata Lipari. Agata Lipari, però, non è una donna qualunque, ma è una donna che ha ricevuto tanta "Amurusanza" da suo marito (Costanzo Di Dio) e ne ha elargita altrettanta a quell'uomo accanito sostenitore dell'ideologia comunista in un'epoca e in una società in cui l'ideologia è sempre più schiava e sottomessa all'interesse personale. Un interesse personale che "la Tabacchera" non ha e che la porta a donare a quella piccola comunità qualcosa che non si può comprare: la speranza. Una speranza che cammina sempre di pari passo con l'amurusanza, ossia con i piccoli doni, i pensieri gentili, i segni e i gesti d'affetto e di benevolenza  e che porterà quella piccola comunità alla volontà di redimersi. Una redenzione che, come mostra l'autrice, è sempre possibile se si riesce a scalfire il muro dell'omertà e la collusione che, spesso e volentieri, nostro malgrado, circondano le nostre istituzioni. Istituzioni che crescono in maniera malsana perché alimentate da quelle forme di clientelismo e di favoritismo che ledono il nostro vivere civile. Una civiltà che, invece, va sempre ricercata e che in questo romanzo trova espressione in Agata, nella Tabacchera, in questa donna forte e combattiva intorno a cui ruotano voci e vite. Voci e vite il cui linguaggio allieterebbe il maestro Andrea Camilleri perché l'autrice, impegnando le pagine del suo romanzo col vernacolo siciliano, ne ripercorre la scia...
Grande Tea Ranno!
Come sempre, la sua lettura, mi ha ammalata e affascinata!

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