Al
ventesimo giorno uscii dalla cabina che era notte fatta. Mi incamminai verso il
fiume. Avrei voluto una delle due sigarette di mio fratello. Arrivai sul ponte.
Qua e là donne sole. Appoggiate al parapetto. Ogni tanto un’auto si fermava di
fronte a una di loro che mormorava qualcosa al conducente. Qualcuna saliva a
bordo. Ne riconobbi immediatamente la voce, inconfondibile.
“Ma
che ti credi che te la do gratis?” chiedeva con un tono forse leggermente
alterato.
Qualcuno
la importunava. Era tre donne avanti a me. In un balzo la raggiunsi.
“Non
infastidire questa gentildonna!” apostrofai il ragazzo alla guida di una Ka. Ripartì
senza il coraggio di controbattere. Lei mi guardava esterrefatta.
“Ancora
tu? Ma che vuoi? Sei una piattola!” E fece come per andare via, la pudica.
“Posso
accompagnarla a casa? Sa…a quest’ora…con certi tipi…per una signora sola…e poi
per una donna come lei…” Si voltò sgranò gli occhi rise sonoramente. Era chiaramente
compiaciuta.
Da
allora la vado a prendere tutte le sere al ponte. Non rinuncia alle sue
passeggiate serali. Del resto ognuno ha i suoi difetti. Io per esempio non
riesco a smettere di versare acqua in un bicchiere se non quando arriva al
bordo e poi per bere debbo prima abbassare il livello risucchiandola con il
mento appoggiato sul tavolo per non sprecarne neanche una goccia.
Durante
il tragitto sino a casa sua parliamo di tante cose. Ama molto i programmi
televisivi. Qualche volta mi permette di chiamarla Dulcinea e mi dà un bacio
sulle labbra. Ma è così timida.
Per
questo non le ho ancora chiesto di sposarmi.
Potrebbe
spaventarsi.
Laura
De Angelis, Ballata di assoli, Nulla
die edizioni.
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