mercoledì 26 febbraio 2014

A proposito di...lettori!

«Il lettore, facendo sua una storia, “protegge” un libro».
Roberto Saviano

Che cosa significa “proteggere” un libro?
Proteggere un libro significa farlo suo e coglierne il significato più profondo, più intimo, più nascosto.
Tutto dipende dall’«interlocutore», da chi legge, da chi dà significato alle parole e le interpreta.
Sembra semplice. Eppure non lo è.
Non è facile trovare un interlocutore capace di entrare in sintonia con chi scrive. Le parole non sempre sono “vissute” nella medesima dimensione e con la medesima intensità di chi le ha scritte.
Fare propria una storia significa riempirla di significato, colmare le ipotetiche distanze e di avvicinare il lettore all’autore.
È come se si venisse a creare una sorta di “alchimia del verbo” in cui le “due parti” si fondano e trovano uno spazio comune: lo spazio del pensiero, del “comun sentire”. Un sentire che parte da una riflessione intima perché intima è la scintilla che lo ha generato, lo ha portato a riflettere sull’essenza del vivere e sulla modalità che lo ha generato.

Generare una storia significa “portare alla luce” un pensiero…uno stato d’animo…un’emozione, ma ciò non significa che necessariamente questa storia verrà condivisa.
La condivisione è un processo lento perché implica l’assimilazione di un concetto e sentirlo proprio perché vi è affinità non solo d’espressione ma anche di giudizio, di pensiero…
Un pensiero che, dalla carta, passa all’intelletto e, infine, giunge tra le pieghe del nostro cuore per rimanervi impresso, perché non c’è scrittura migliore di quella che, giunta nei meandri del nostro cuore, si ferma per prenderne possesso…


                        Tina Cancilleri

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