Ultimamente
mi è capitato spesso di chiedermi che cosa ha rappresentato e cosa rappresenta
per me la scrittura.
Non
sono uno scrittore, un narratore, un saggista, eppure la scrittura è quella
parte di me più autentica, più viva, più vera.
Solo
quando scrivo mi sento veramente me stessa ed è solo quando scrivo che tutto
intorno a me si annulla. È come se entrassi in un’altra dimensione e tutto ciò
che mi circonda divenisse aria, una folata di vento.
Ciò
non significa che cancello la realtà. Semplicemente mi immergo in essa e me la
porto dietro perché diviene parte di me, del mio essere, del mio scrivere. Uno
scrivere che mi induce a muovere la mano per mettere su carta i miei pensieri,
le mie emozioni, i miei sentimenti, i miei stati d’animo più complessi.
È
un irrefrenabile impulso a lasciare traccia di me stessa per la paura di
passare inosservata perché non si ha nulla da raccontare, da dire.
È
un bisogno ancestrale che parte dalle mie viscere per giungere sino a me sotto
forma di parola. È la parola, infatti, che esclude il silenzio per dar voce a
noi, al nostro essere parte di un mondo.
Un mondo che chiede di non frantumarsi in innumerevoli “mondi possibili” ma di dare loro una mole di alternative, di personaggi, di potenziali esistenze ma, allo stesso tempo, la capacità di non perdersi di fronte ad essi.
L’atto
della scrittura è un dare una direzione ad alcuni tratti del mio carattere, dei
miei impulsi, dei miei istinti. Essa è un continuo lavorio che mi porta
spontaneamente a cercare il giusto equilibrio tra i miei “molteplici” modi di
essere ed il mio essere me stessa.
È
quella parte di me che mi induce alla riflessione e che mi spinge ad avere una
certa soggezione di fronte a ciò che accade veramente non soltanto dentro di me
ma anche all’interno dell’altro, di chi mi sta accanto.
Ed
è questa sorta di soggezione che mi “invita”, sospinge, verso la scrittura.
È
un atto di protesta, di sfida e persino di ribellione contro la tentazione di
chiudermi in me, di erigere una barriera quasi impalpabile, amichevole e
gentile, ma incredibilmente funzionale, fra me e gli altri, e fra me e me
stessa.
Tina
Cancilleri
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