mercoledì 8 agosto 2012

Racconti di...infanzie...


Pensieri!
Le notti si susseguivano una dietro l’altra con la stessa sequenza e la medesima intensità. Esse venivano scandite da identici ritmi del tempo che segnavano le scansioni di ogni singola ora di ogni singolo nuovo giorno.
A Rita sembrava di rivivere perennemente la scena di un film già visto migliaia di volte. Oramai ne conosceva a memoria la trama ed era ben consapevole a “che cosa”, ma soprattutto “dove”, quel ricorrente “sogno” l’avrebbe condotta.
Si rivedeva, lei bambina, tra i corridoi di quel immenso edificio, denominato scuola, durante la ricreazione. Rivedeva soprattutto quel uomo, il bidello, che la chiamava per nome e che si avvicinava per donarle l’ennesima caramella e “regalarle” l’ennesima “carezza”. Ogni qualvolta sentiva pronunciare il suo nome lei si fermava bruscamente a metà corridoio, volgeva lo sguardo verso i suoi compagni ormai lontani, avanzava lentamente in direzione dell’uomo e poi si avvicinava timidamente verso di lui. L’uomo la prendeva per mano e l’accompagnava nella “stanza dei giochi”.
A quel punto del “sogno”, Rita si svegliava regolarmente tutta sudata e trafelata. I suoi battiti cardiaci acceleravano improvvisamente, il flusso di ossigeno nel sangue diveniva irregolare ed enormi lacrime cominciavano a rigarle il volto senza che lei avesse la capacità di farle cessare.
Nell’ultimo periodo, Francesco più volte aveva assistito incredulo ed allibito allo “sfogo” della sua amata Rita. Aveva cercato invano di “svegliarla” da quel sonno ipnotico insano che la portava a ripercorrere, come in un labirinto senza uscita, i meandri più nascosti della sua memoria di bambina dall’infanzia violata.
Più passava il tempo e più Francesco si rendeva conto che, nonostante l’apparente serenità mostrata durante l’arco della giornata, la sua carissima e amatissima amica si portava dietro, come un pesante fardello, i segni di quell’indescrivibile “esperienza”.
Quando affrontavano l’argomento, Rita concludeva sempre dicendo: «La violenza, qualsiasi tipo di violenza, è come un tatuaggio disegnato e scolpito sulla tua pelle! Ti rimane impresso per tutta la vita! Puoi usare milioni di metodi diversi per cancellarlo, ti rimarrà sempre una cicatrice che, nonostante tutti affermino sia guarita, sarà sempre una ferita aperta e mai completamente chiusa!».

Tina Cancilleri

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