Battaglie…
In una terra
come la Sicilia, terra di mafia, le battaglie, anche se silenziose, sono
quotidiane.
Non c’è
angolo…non c’è territorio…non c’è luogo in cui non si sia radicato il “sistema
mafioso”. Già! La Sicilia, terra di sole e di mare, è intrisa di mafia.
Quando affermo
che “la Sicilia è intrisa di mafia” non intendo solo la mafia che spara…che
uccide…che collude…ma intendo anche (e soprattutto) quella più sottile…più
nascosta…più velata che fa parte della nostra quotidianità perché, in maniera
più o meno consapevole, fa parte della nostra forma mentis…del nostro modus
vivendi…del nostro modo di rapportarci con la nostra terra e la nostra
sicilianità.
Non è mafioso
solo colui che impugna una pistola e uccide ma lo è anche colui che è testimone
di quell’atto e non denuncia per paura…comodità…indifferenza…
Non è mafioso
solo colui che minaccia e usa la violenza per ottenere ciò che vuole ma lo è
anche colui che, questo modo di agire, lo accetta passivamente…
Non è mafioso
solo colui che usa il proprio “bagaglio di voti” per ottenere favori e
concessioni ma lo è anche colui che li usa per ottenere potere politico e
“consenso sociale”…
Non è mafioso
solo colui che, senza timore e apertamente, mostra la sua appartenenza ad un
“sistema” ma lo è anche chi, consapevolmente, fa finta di non vedere e non
sentire e rimane barricato nei suoi silenzi/assensi…
Silenzi/assensi…
Queste due
parole sembrano quasi i termini di un contratto…un contratto per la vita…
Perché in
Sicilia rompere i silenzi/assensi significa rompere un patto non scritto e…nel
momento in cui ciò avviene…si verifica quello che in nessuna società civile
dovrebbe accadere: inizia una guerra…
Una guerra in
cui scendono in campo due forze impari: il potere criminale del sistema mafioso
ed il potere istituzionale di uno Stato debole e spesso colluso.
Già! Colluso!
Connivente e colluso!
Ed è proprio
questa consapevolezza che rende difficile il coraggio della scelta!
Un coraggio che
preannuncia l’inizio di una battaglia di cui si conosce già il decorso: la
vittoria di una “malattia” perché troppo costosa è la “cura”.
Già! Difendere i
beni comuni, amare la propria terra, servire la propria città, il proprio
territorio di appartenenza può portare a sacrificare la vita quando il connubio
tra affari e politica si fa troppo stretto e inconfessabile.
E questa è la
storia di tante vittime…di tante persone che hanno lottato per un ideale di
giustizia ma che hanno perso la loro battaglia semplicemente perché sono stati
lasciati soli…indifesi…drammaticamente isolati…
Tina Cancilleri
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