Tragedie
familiari…
Marina continuava a muoversi ed a
gesticolare nervosamente per la stanza. Non c’era centimetro di quella piccola
sala d’attesa che non fosse stato calpestato dai suoi pesanti passi di madre
afflitta per la sorte del proprio figlio. Aveva passato la notte insonne ed i
suoi occhi, più che stanchi, sembravano spiritati. L’attesa la stava snervando!
Possibile che nessun medico uscisse
da quella “maledetta” sala operatoria per informarla sulle condizioni del
figlio?
Possibile che un intervento
chirurgico durasse così a lungo?
Erano già trascorse più di otto ore
da quando era stata avvisata dai carabinieri che il figlio era stato vittima di
un agguato e che pertanto era stato trasportato urgentemente in ospedale.
Chissà da quanto tempo, prima del suo arrivo, Vittorio era sotto i ferri!
Marina si sentiva impazzire! La sua
mente era offuscata da mille pensieri!
Perché? Perché era successo?
Lei, pur essendo una donna d’onore a
tutti gli effetti, aveva cercato di preservare quel figlio dalle dinamiche e
dai circuiti mafiosi da sempre!
Eppure qualcosa era andato storto!
Perché? Perché i suoi accorgimenti
erano stati vani? In che cosa aveva sbagliato? Perché la “famiglia” non lo
aveva tutelato?
Una spiegazione doveva esserci! Ma
quale? Qual’era la nota stonata che lei non riusciva a trovare? Possibile che
lei non fosse stata informata dei probabili pericoli della “famiglia”? E se
si…perché?
Una motivazione doveva esserci!
L’organizzazione doveva sapere! Non poteva non sapere! Ogni singolo agguato,
ogni ipotetico omicidio, ogni ipotetica controversia o alleanza veniva discussa
in sede di “consiglio” e lei…lei ne sarebbe stata a conoscenza! E allora
perché? Perché era successo tutto questo? Perché il figlio si ritrovava in
quella sala operatoria in fin di vita?
Una spiegazione doveva esserci!
Marina non si dava pace! Doveva
capire! Era necessario! Importante!
Con l’organizzazione…chi sbaglia,
paga! Gli artefici del suo dolore avrebbero pagato e…con gli
interessi…avrebbero versato lacrime amare! Dovevano pagare! Quell’affronto non
sarebbe passato inosservato! Bisognava solo attendere! Il tempo avrebbe dato le
tanto agognate risposte e poi…poi atroce vendetta!
Lei non avrebbe dimenticato! E
soprattutto…il Sistema non avrebbe perdonato! Tempo al tempo!
Poi…improvvisa l’illuminazione!
…Con l’organizzazione…chi sbaglia,
paga…!
Adesso tutto era chiaro!
…L’agguato…il silenzio della
Cupola…il suo disconoscere …
Vittorio aveva sicuramente sbagliato!
Non sapeva in cosa ma…aveva sbagliato!
Marina conosceva fin troppo bene le
regole non scritte della mafia!
…Con l’organizzazione…chi sbaglia,
paga…!
Vittorio aveva sicuramente violato la
“legge” ed era stato punito!
Marina lo sapeva…”A chi trasgredisce
la sua legge lo Stato gli fa il processo e poi lo condanna. La mafia fa lo
stesso. A chi trasgredisce la sua legge la mafia lo ammazza; è come una
condanna, solo che non gli fanno il processo”.
Adesso spettava a lei punire e
condannare ma percorrendo strade nuove…!
Vittorio lo avrebbe preferito! Ne era
certa! Non poteva deluderlo!
Bisognava cambiare, redimersi,
liberarsi dalle proprie colpe e soprattutto, bisognava buttarsi alle spalle la
scia di sangue che, da sempre, l’aveva accompagnata!
Vittorio lo avrebbe preferito! Ne era
certa! Non poteva deluderlo!
Al suo risveglio avrebbe trovato una
madre diversa, indubbiamente migliore perché rigenerata, rinvigorita e
fortificata da una energia nuova, positiva: l’energia di chi ha preso coscienza
e consapevolezza dei suoi errori e vuole pagare i suoi debiti col mondo e con la
società!
Tina Cancilleri
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