venerdì 29 giugno 2012

Legalità? Si, grazie!



“Chi accetta il male passivamente è responsabile quanto chi lo commette”.

La frase, di Martin Luther King,  è stata scelta per introdurre con forza il tema della legalità contro mafie e massonerie deviate.
Legalità…cultura della legalità…costi della legalità…
Questi termini sembrano un gioco di parole, di parole che esprimono realtà diverse, di parole che, prese singolarmente, stupiscono per la loro connaturata forza ma di cui, forse inconsciamente, non vogliamo riconoscerne il peso, il vigore travolgente, violento, impetuoso. Legalità…cultura della legalità…costi della legalità…
Parole, termini, espressioni che raccontano di un ideale, di uno stile di vita, di  obiettivi da perseguire e da raggiungere.
Legalità…cultura della legalità…costi della legalità…
Parole, termini, espressioni che narrano di un gioco-forza atavico, ancestrale, antico quanto la natura dell’uomo; un gioco-forza in cui, a contendersi il campo, vi sono due protagonisti senza tempo, due evergreen di spicco quali il bene e il male.
Bene e Male!
Due ideali contrapposti che, senza perdersi in disquisizioni di natura religiosa, caratterizzano il nostro vivere quotidiano e lo scandiscono secondo ritmi e tempi imprevedibili.
Bene e Male!
Due gioco-forza che, sul loro campo di battaglia, mietono vite umane il cui sangue diviene concime per altro sangue. Due gioco-forza la cui guerra, inverosimilmente,  viene vista come un campo di calcio in cui, però, non c’è il pallone ma armi micidiali e vite umane che si distruggono, si annientano, si annullano!
Forse non ci siamo ancora resi conto che questa forma di violenza, che va contro ogni forma di dignità e di rispetto per la vita umana, ci chiede di essere guardata, gridata ed affrontata. Ci sta dicendo: «Guardatemi, sono qui e, se non vi rimboccate le maniche e iniziate a lavorare, io prenderò il sopravvento e sopprimerò il mio acerrimo nemico Bene!».
Il Bene!
Attenzione! Il Bene non è una parola d’ordine o una semplice definizione da ricercare all’interno di un vocabolario ma un valore. Un valore che, assieme alla sorella Legalità, chiede condivisione, partecipazione, complicità per un fine comune: prevenzione del crimine.
La prevenzione del crimine è un valore, un ideale, che può e, soprattutto, deve essere condiviso da tutti!
È la nostra coscienza che ce lo chiede! Sono i nostri morti sul campo di battaglia che ce lo chiedono!
Uomini come Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, Emanuele Basile, Ninni Cassarà, Boris Giuliano, Vito Schifani, Carlo Alberto Dalla Chiesa e donne come Emanuela Loi, Rita Atria, Francesca Morvillo, etc. ci chiedono con forza di essere ascoltati affinchè la loro morte non sia soltanto uno sbiadito ricordo ma una presa di coscienza. Questi morti, i nostri morti, ci chiedono di far tesoro del loro patrimonio di valori per promuovere, perseguire, aspirare ad una forma di cultura, forse utopica, ma a cui, da cittadini onesti e consapevoli, bisogna mirare per creare un «mondo nuovo»: la cultura della legalità.
Il loro sacrificio, carico di paura e di dolore, chiede di essere rispettato e sostenuto!
Questi morti, i nostri morti, ci chiedono di ricordare che la mafia è una malattia e che, come tale, deve esserne ricercata la cura.
È nostro dovere di cittadini impegnarci, sforzarci di contrastare un fenomeno violento ed incivile come la mafia senza diventare noi stessi violenti ed incivili.
Questi morti, i nostri morti, ci esortano ad essere meno fatalistici, meno remissivi, meno sottomessi alla cultura della violenza e di sperimentarci ed incamminarci verso un’esperienza, forse più precaria, ma più vitalistica.
È nostro dovere morale e sociale ricordare lo stretto legame che intercorre tra democrazia e legalità, ma la legalità è troppo importante per essere affidata solamente a poliziotti, procuratori e tutori della legge.
Il modello da cui prendere spunto, come ha sempre sostenuto con grande vigore l’ex sindaco di Palermo Leoluca Orlando, è quello del carro siciliano, il tradizionale carro siciliano con due ruote, quella della cultura e quella della legalità. Due ruote che devono andare alla stessa velocità, di pari passo, altrimenti il carro non va avanti e gira su sé stesso. Se cammina soltanto la ruota della legalità senza che giri la ruota della cultura vi è il rischio che i cittadini dicano che «si stava meglio…quando si stava peggio». Se cammina soltanto la ruota della cultura senza che giri la ruota della legalità vi è il rischio che si organizzi un bel concerto di musica siciliana in onore…di qualche boss mafioso.
È nostro dovere fare in modo che le due ruote del carro non restino mai ferme ed evitare che si immergano, come testimonia il passato (ma anche il nostro presente!) nella palude della paura e della complicità.
È grazie all’impegno e al coraggio di poliziotti, magistrati, privati cittadini che la ruota della legalità, anche se a rilento, è partita ed è nostro dovere, affinchè il loro sacrificio non risulti vano, controllare e vigilare sull’altra ruota in maniera tale che le due ruote procedano alla stessa velocità.
Non esiste democrazia senza legalità! Non esiste democrazia senza libero mercato! Non esiste democrazia senza cultura!
La mafia, purtroppo, esiste! Sta a noi contrastarla, resisterle! Sta a noi fare in modo che, anche attraverso l’informazione, le due ruote del carro continuino a girare per il verso giusto! Sta a noi raccogliere il “guanto della sfida” e offrire ai cittadini e alla classe dirigente del futuro un’alternativa migliore, un mondo migliore! Sta a noi abbattere i muri dell’indifferenza e dell’oscurantismo affinchè questo meraviglioso carro a due ruote, prima o poi, percorra le strade della democrazia e della legalità senza intoppi!
Attenzione! Legalità e Democrazia!
Non due parole d’ordine ma due valori che possono essere condivisi da tutti!


Tina Cancilleri

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