«L’insignificanza,
amico mio, è l’essenza della vita. È con noi ovunque e sempre. È presente anche
dove nessuno la vuole vedere: negli orrori, nelle battaglie cruente, nelle
peggiori sciagure. Occorre spesso coraggio per riconoscerla in condizioni tanto
drammatiche e per chiamarla con il suo nome. Ma non basta riconoscerla, bisogna
amarla l’insignificanza, bisogna imparare ad amarla».
«L’insignificanza,
amico mio, è l’essenza della vita».
È
in queste poche parole che è racchiusa la chiave di lettura dell’ultima fatica
letteraria di Milan Kundera che, dopo quattro anni di silenzio, è ritornato in
libreria con uno scritto difficilmente “catalogabile”. Del resto, come “catalogare”
un testo che all’apparenza potrebbe sembrare un “banale” divertissement
(seppure molto raffinato!), ma che, in realtà, custodisce e contiene in esso un’amara
meditazione sull’essenza della vita? Una vita che Kundera, attraverso i suoi
personaggi snocciola con la sua consueta ironia. Un’ironia che viene usata con
grande maestria per mettere a confronto il presente ed il passato, il reale e l’inventato.
Un reale e un inventato che si fondono e si confondono per lasciare campo
aperto a folgoranti digressioni su temi a carattere storico, filosofico,
artistico e musicale. Digressioni che, inevitabilmente, ci inducono a
riflettere sull’individuo. Un individuo che, si legge tra le pagine del testo,
viene messo davanti ai misteri irrisolti della vita e diviene anch’egli “insignificante”.
“Insignificante perché l’autore, volutamente, dipinge i suoi personaggi come
sagome indistinguibili, come senza identità. A tratti si ha quasi la sensazione
che essi siano delle marionette create da un demiurgo, un maestro che talvolta
si diverte a intervenire. Alla fine, ciò che emerge è che il mondo attuale è
fatto do omologazione, uniformazione e insignificanza. Ma siccome non si può
rivoluzionare il mondo, tanto vale non prenderla sul serio.
E
se il lettore può trovarsi disorientato e non comprendere l’apparente disordine
narrativo, al termine dell’opera tutti i pensieri trovano il loro
incasellamento e la figura protagonista di questo romanzo/non –romanzo appare
nitida nella mente.
«L’insignificanza,
amico mio, è l’essenza della vita. È con noi ovunque e sempre. Occorre spesso coraggio per
riconoscerla in condizioni tanto drammatiche e per chiamarla con il suo nome.
Ma non basta riconoscerla, bisogna amarla l’insignificanza, bisogna imparare ad
amarla».
Ed
è con libri come questi che non si può non ritenere veritiera l’affermazione di
sir Francis Bacon che diceva:
«Alcuni
libri devono essere assaggiati, altri trangugiati, e alcuni, rari, masticati e
digeriti».
Buona
lettura a tutti!
Nessun commento:
Posta un commento