lunedì 25 novembre 2013

Malevoli pensieri...

Malevoli pensieri...
Ci sono giorni in cui si ha quasi l’impressione che un’ombra ci offuschi le speranze, persino i ricordi. È come brancolare nel buio perché non si riesce a vedere quel pizzico di luce capace di farci uscire da quel tunnel in cui siamo entrati e di cui non riusciamo a vedere la via d’uscita.
Una via d’uscita lontana…talmente lontana da ottundere la nostra volontà…la nostra voglia di guardare avanti…il nostro desiderio di volgere lo sguardo al mondo. Un mondo che ha deluso le nostre aspettative, ha disatteso le nostre speranze e che intorpidisce i nostri ricordi. Ricordi che svaniscono, non trovano spazio in questa nuova dimensione in cui si ha l’impressione di gridare nel vento e rimanere inascoltati. Inascoltati dalle persone che ci circondano, da coloro che ci amano e soprattutto da noi stessi che non siamo più in grado di udire perché troppo doloroso sarebbe il confronto con le proprie paure…con le proprie fobie…con le proprie angosce…
Angosce che celano un malessere profondo…vivido e viscerale…Viscerale come quell’ombra che si è insinuata nella nostra mente e che scatena i dubbi sul perché del nostro esistere…del nostro andare avanti e soffrire, del nostro continuare a picchiare testa e cuore contro quel “muro del pianto” che ci porta ad incamerare malessere su malessre…dolore su dolore…insoddisfazione su insoddisfazione…frustrazione su frustrazione…sconfitta su sconfitta…
Ed è sempre quell’ombra che, approfittando del buio della notte, si insinua nella nostra mente e fa man bassa dei nostri pensieri senza dare spazio alla speranza. Ed è proprio nelle ore notturne che, in solitudine, abbassiamo la guardia ed eliminiamo ogni forma di pudore e viene fuori la parte più intima e nascosta di noi che mette in risalto la nostra vigliaccheria, la nostra incapacità a far fronte al marasma che stiamo vivendo.
Un marasma che ci porta ad ammettere di essere calamitati verso la fine, verso il nostro ennesimo fallimento. Ed è questa nuova incrinatura del nostro esistere che ci induce a vergognarci e ad isolarci per evitare di farci “cucire addosso” un “vestito” che non ci piace e che porta i segni del cedimento, che rinuncia al dialogo con noi stessi e con gli altri ed è proprio in quel momento che si vorrebbe diventare trasparenti, trasparenti come lo sforzo che si fa per guardare avanti quando si vorrebbe solamente precipitare nel più profondo degli abissi e dire basta…basta a tutta quella sofferenza che non siamo più in grado di sopportare e che ci lacera…ci lacera anche quei pochi brandelli di vita che ancora tolleriamo…


        Tina Cancilleri

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