Dinamiche realtà…
“Pensò a com’era strano
guardare la realtà che ci circonda come se essa fosse a portata di mano e pensò
che niente è a portata di mano, soprattutto quello che vedi, e che a volte ciò
che è accanto è più lontano di quello che pensi”.
Antonio
Tabucchi
“Niente è a portata di mano, soprattutto quello
che vedi…”
Chissà perché, queste parole di Antonio Tabucchi
continuano a frullarmi per la testa ed a solleticare il mio pensiero…la mia
fantasia…la mia riflessione su ciò che è la realtà che mi circonda e il modo in
cui io…invece…la vivo e la interpreto…
Perche di questo stiamo parlando, no?
Su come vediamo e interpretiamo il nostro
esistere, il nostro esserci, il nostro essere “uomini in mezzo ad altri uomini”
e…nello stesso tempo…essere “uomo tra uomini”. Sembra un gioco di parole ma non
lo è. È un voler sottolineare…evidenziare…mettere in rilievo quelle che sono le
sfumature del nostro esistere.
Già! Il nostro esistere…
Un esistere che semplicemente non conosciamo
perché non ci è dato conoscerlo. Per conoscerlo dobbiamo viverlo, renderlo
nostro, riempirlo di significato…
Eppure…eppure non è così semplice perché la
realtà che ci circonda non sempre è quella che vorremmo come, del resto, non è
quella che ci sembra o ci appare.
Già! “Niente è a portata di mano, soprattutto
quello che vedi”.
Anche perché, quello che vediamo, è filtrato dai
nostri occhi…dall’immagine che noi abbiamo delle cose e degli eventi. Già!
Proprio così! Non sussiste oggettività nel
nostro esistere come non sussiste un criterio valido…fondato con cui poterci
rapportare alla realtà.
“Niente è a portata di mano, soprattutto quello
che vedi”.
Ma noi, cosa vediamo? Cosa siamo in grado di
scrutare…scorgere…notare…individuare da lontano…Già!
…Da lontano…
Dico “da lontano” perché non sempre “ciò che è
accanto è vicino. È lontano perché siamo noi a rimanere
distanti…distaccati…discosti da ciò che…attraverso la sua vicinanza, potrebbe
crearci dolore…fastidio…dissidio interiore e allora meglio isolare…tener
lontano…emarginare…
Meglio far finta che non esista e…con “occhio
discreto”…guardare oltre ed andare avanti…
Tina Cancilleri
forse non esiste un criterio per rapportarci al reale ma certo esistono modelli attraverso i quali possiamo cambiare dentro i nostri modi di rapportarci al reale per ottenere risultati più gratificanti e gestire in positivo anche la sofferenza.
RispondiEliminaLa verità, sostanzialmente, è che ognuno di noi si rapporta al reale nell'unico modo in cui è in grado di farlo...Non esiste un criterio positivo o negativo valutabile oggettivamente, come non esiste un modello con cui rapportarci...Esiste semplicemente la volontà...la tensione verso il bene...verso ciò che riesce a rendere il nostro esistere più sereno e gioioso ed è questa volontà che ci porta a sperimentare modelli capaci di lenire le sofferenze del nostro esistere e renderle più accettabili ai nostri occhi...
RispondiEliminaQuesta, naturalmente, è la mia modesta opinione...
Tina Cancilleri